L’economia riprende e i prezzi salgono
L’inflazione spaventa gli Usa: è allarme anche in Europa
Okay, la buona notizia è che, mentre aumentano i vaccinati e diminuiscono i contagi, l’economia riparte. Ma c’è anche una cattiva notizia all’orizzonte: con la ripresa i prezzi cominciano a risalire e per i lavoratori a basso reddito, già colpiti dalla pandemia, la situazione potrebbe precipitare. Questo è l’allarme che arriva dall’America. La domanda è: toccherà anche all’Europa e all’Italia?
Ad aprile i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati del 4,2% rispetto all’anno precedente: il più grande aumento dal settembre 2008, all’apice della crisi finanziaria. Ma se i prezzi aumentano troppo rapidamente, le famiglie a basso reddito sono costrette a fare dei compromessi. Come ricorda Mark Wolfe, direttore esecutivo della National Energy Assistance Directors’ Association, l’associazione che riunisce i responsabili del programma federale per l’assistenza energetica alle famiglie più povere, «sulla base dei nostri sondaggi, quando le famiglie devono affrontare bollette insostenibili, riducono gli acquisti essenziali, inclusi cibo, medicine e vestiti».
Proprio i maggiori costi energetici sono tra i principali responsabili degli aumenti dei prezzi. A maggio gli americani degli stati del sud-est, spinti dal panico provocato dall’attacco informatico che ha causato la chiusura del Colonial Pipeline, il sistema di oleodotti americano che ha origine a Houston, in Texas, si sono precipitati ad acquistare carburante causando una carenza delle provviste e un aumento dei prezzi del gas. Il problema è che, come spiega un rapporto del 2015 di JPMorgan, le famiglie a basso reddito aumentano il loro potere d’acquisto proprio quando scendono i prezzi del gas. Lo stesso vale per le bollette. I prezzi dell’elettricità sono aumentati dell’1,2% il mese scorso e del 3,6% in più rispetto a un anno fa. Secondo un’analisi dell’Urban Institute del 2020, le bollette dell’elettricità e dell’acqua insieme rappresentano una media del 3,1% del reddito netto medio della famiglia statunitense, ma incidono sul 20,6% del reddito netto tra le famiglie a basso reddito.
Lawrence Summers, già consigliere economico di Barack Obama e Bill Clinton, è stato tra i primi a lanciare l’allarme: i megaprogetti di spesa pubblica dell’amministrazione Biden potrebbero provocare il surriscaldamento dell’economia americana innescando un’inflazione eccessiva. La Casa Bianca minimizza il pericolo, ma la settimana scorsa i mercati finanziari sono stati scossi dal fantasma dell’inflazione. Summers esorta l’amministrazione a compiere tre passi specifici: esprimere pubblicamente una maggiore preoccupazione per l’inflazione al fine di mitigare le attese di crescita, segnalare che l’aumento dei sussidi federali di disoccupazione – che secondo i critici scoraggia alcuni americani dal cercare lavoro – non sarà prorogato dopo la scadenza di settembre, rallentare la corsa alla distribuzione dei fondi per i soccorsi Covid. Tuttavia, gli economisti dell’amministrazione continuano a mostrare fiducia nell’approccio “go big” di Biden. L’allarme comincia ad allargarsi anche al Regno Unito e all’Europa. Per l’Italia, la conseguenza più grave dell’inflazione – oltre alla diminuzione del potere d’acquisto dei salari – sarebbe l’aumento dei tassi di interesse. In quel caso, l’alto debito del nostro paese diventerebbe sempre meno sostenibile.
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