Ieri i tre direttori dell’Intelligence italiana hanno presentato la Relazione annuale 2024 sulla politica dell’informazione per la sicurezza assieme all’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, il sottosegretario Alfredo Mantovano, e al presidente del Copasir, l’onorevole Lorenzo Guerini. La presentazione ha coinciso con il ventesimo anniversario della morte di Nicola Calipari, il funzionario del Sismi caduto il 4 marzo 2005 durante la liberazione di Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto.

Allo stesso modo, i tre direttori – Vittorio Rizzi, direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza; Giovanni Caravelli, direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (l’agenzia che ha raccolto l’eredità del Sismi di Calipari con la riforma del 2007); Bruno Valensise, direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna – assieme a Mantovano, Guerini e altri esperti di sicurezza e Intelligence hanno ricordato la figura di Calipari nell’ultimo numero della rivista Formiche, intitolato Nuovo cinema Intelligence e ispirato al film Il Nibbio, sulla storia del funzionario, appena uscito nelle sale.

Nel suo articolo, Rizzi ricorda Calipari come “un uomo silenzioso ma risoluto”, che “incarnava quella determinazione quieta di chi serve il proprio paese con impegno costante e senza clamore: non cercava gloria personale, non amava i riflettori, non chiedeva riconoscimenti, ma agiva in modo che le sue azioni parlassero per lui”.

Per Valensise, la storia di Calipari è quella di “un autentico esempio civico che porto, sempre, dentro di me; un modello di profondità umana al quale mi sono sempre ispirato nello svolgimento dei miei incarichi e che oggi, da direttore del Servizio interno, cerco di trasmettere a tutto il personale”. Caravelli ha reso omaggio a Calipari spiegando che il suo sacrifico “ha potuto lasciare ancora una volta una grande lezione e una grande memoria: la liberazione di un ostaggio non è mai il punto finale, è sempre un nuovo inizio, una battaglia tra giustizia e vendetta, tra ragione e istinto”.

Calipari è stato ricordato ieri anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ne ha elogiato la “generosità estrema”: davanti “alla scarica di proiettili ha fatto scudo con il proprio corpo per sottrarre al rischio la persona che era riuscito a liberare”. Si è trattato, ha dichiarato ancora Mattarella, di “un gesto di eroismo, iscritto nella storia della Repubblica”.

Attraverso le voci autorevoli dei vertici della sicurezza nazionale e una serie di approfondimenti inediti, Formiche ha voluto rendere omaggio alla memoria di un servitore dello Stato il cui sacrificio ha segnato la storia recente dell’Intelligence italiana e il cui ricordo e insegnamento vivono oggi, tutti i giorni, a Forte Braschi, sede dell’Aise, simboleggiati dalla macchina su cui fu ucciso mentre si recava all’aeroporto di Baghdad e su cui sono ancora visibili i segni dei rilevamenti della Scientifica.

Lo speciale comprende anche un intervento di Christian Uva, professore di Cinema italiano e Cinema e tecnologia presso l’Università degli studi di Roma Tre, che si sofferma sulla straordinarietà del film Il Nibbio, uscito in un paese che (ancora?) non ha una filmografia sulle spie. Nella maggior parte dei casi, infatti, “i personaggi dell’Intelligence appaiano sfuggenti e poco connotati anche visivamente, in quanto appunto simboli di un potere occulto, testimoniando una volta di più come il cinema italiano abbia tendenzialmente preferito costruire figure monodimensionali, riducendo i protagonisti dell’Intelligence a ombre indistinte”. Il cinema, con il suo potere di plasmare l’immaginario collettivo, “potrebbe contribuire a ridefinire questa narrazione, restituendo alla figura dell’agente segreto una dimensione più autentica e complessa, capace di riflettere il delicato equilibrio tra ombra e luce che caratterizza la realtà dell’Intelligence”, conclude Uva nel suo intervento.

Federica De Vincentis

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