Liquidità dimezzata, nessuna manovra può salvare Napoli

Il Comune di Napoli ha stabilito un nuovo record che va ad aggiungersi ai numerosi già stabiliti dall’amministrazione de Magistris. Il disavanzo toccato nel 2019 è il più elevato (direi peggiore) di sempre. Mai, nella pur complicata storia delle finanze comunali, il bilancio aveva segnalato un disavanzo di 2 miliardi e 613 milioni di euro. Una cifra enorme, ben superiore al totale delle spese correnti che il Comune effettua nel corso di un anno solare e che ammontano a circa un miliardo e mezzo. Il dato, pur drammatico, non basta a disegnare il reale stato delle finanze di Palazzo San Giacomo. Il totale dei debiti del Comune, infatti, supera di gran lunga i 3 miliardi e 800 milioni di euro: una cifra che farebbe tremare i polsi a chiunque ma non al sindaco che non ha alcuna intenzione di dichiarare un dissesto ormai conclamato. Quel che è peggio è che la vicenda appare irreversibile.

A queste osservazioni si aggiungono i timori legati alla disponibilità di cassa del Comune che si è più che dimezzata: dai 113 milioni di giacenza al 31 dicembre 2018 si è passati ai circa 59 di fine 2019. Anche questo è un record storico, nella storia delle finanze comunali non si ricorda un saldo così basso. Senza dimenticare partecipate, Tari non incassata e altre “amenità”. Non esiste alcun rimedio utilizzabile da parte di questa e delle future amministrazioni. Non c’è manovra di bilancio che tenga. Sono gli stessi dirigenti del Comune che, nei pareri obbligatori che accompagnano la delibera di approvazione del rendiconto, avvertono la giunta comunale che da ora in poi «si rende necessario limitare l’assunzione delle spese correnti a quelle obbligatorie per legge o ordinate da provvedimenti giurisdizionali esecutivi». In altri termini, non potranno esserci concerti, manifestazioni, iniziative e tanto altro finanziati, anche in parte, dal Comune. Inoltre, i dirigenti comunali intimano che dovranno essere «massimizzate le entrate dell’Ente, con particolare attenzione alle dismissioni immobiliari programmate nel piano delle alienazioni». Se non fosse tragico, sarebbe senz’altro comico.

Praticamente, da dieci anni a questa parte, nel bilancio comunale vengono indicate le vendite patrimoniali come la panacea destinata a sistemare i conti ma queste fantomatiche dismissioni puntualmente non avvengono. Va aggiunto che il totale del patrimonio immobiliare teoricamente vendibile (e mai venduto) ammonta a meno di un miliardo di euro. Ragion per cui, anche nel caso in cui si riuscisse a vendere l’intero patrimonio in un colpo solo, basterebbe a ripianare appena un terzo del disavanzo attuale. La cruda realtà, invece, parla di vendite effettuate nel corso del 2019 relative alla dismissione del patrimonio immobiliare pari alla misera cifra di sette milioni di euro a fronte di un disavanzo di oltre due miliardi. Ecco perché le puntuali raccomandazioni dei dirigenti comunali appaiono comiche.

Ovviamente la delibera di Giunta comunale dovrà passare il vaglio del Consiglio, ma prima ancora del collegio dei revisori che già lo scorso anno ha evidenziato numerose preoccupazioni. Come si è arrivati a questo disastro? La “colpa” (detto tra molte virgolette) è della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha obbligato il Comune a calcolare correttamente le passività dell’Ente. Ciò ha fatto emergere posizioni debitorie che, soprattutto negli ultimi due o tre anni, erano state valutate diversamente (cioè in modo non corretto) dall’amministrazione comunale. A questo punto mi chiedo: quei bilanci approvati negli anni scorsi in maniera errata e contenenti delle valutazioni ormai certificate come sbagliate possono essere ritenuti fasulli?

Se sì, quali sono le conseguenze per chi li ha approvati? A questo punto la parola va alla Corte dei Conti, già in passato molto severa con il Comune di Napoli, che dovrà esprimersi su questo bilancio e sui precedenti. Cosa consigliare al prossimo sventurato sindaco di questa città? Poche cose: dissesto immediato e richiesta di cospicue, anzi smisurate, straordinarie ed eccezionali sovvenzioni al governo centrale. Ai napoletani una sola preghiera: diano il voto a persone serie, le uniche in grado di affrontare il cataclisma che purtroppo attende Napoli.