L’Iran alla conquista dell’Africa, il viaggio di Raisi tra accordi commerciali e appoggio alle guerre contro l’omosessualità

Il corteggiamento al continente africano non risparmia nemmeno la Repubblica Islamica dell’Iran che ha visto tornare in patria il presidente Ebrahim Raisi dopo un tour di 3 giorni fra le capitali africane. Nel suo viaggio ufficiale Raisi ha visitato il Kenya, l’Uganda e lo Zimbabwe, aprendo una nuova fase di espansione dell’Iran verso l’Africa e la costa dell’Oceano Indiano. Tehran guarda con grande interesse alle possibilità che si stanno aprendo nel continente africano, ma fino ad oggi le sue attenzioni si erano rivolte soprattutto al Corno d’Africa.

Qui però un pesante intervento economico dei Paesi del Golfo, soprattutto da parte degli Emirati Arabi Uniti, avevano bloccato i progetti espansionistici iraniani, fortemente rallentati anche dalle sanzioni economiche che attanagliano il paese. In Somalia ed Eritrea gli investimenti iraniani erano stati un fallimento e Tehran cercava da tempo un nuovo spazio di espansione sia economica che geopolitica. Il viaggio di Raisi, il primo di un presidente iraniano da oltre 10 anni, è stato un successo vista la calda accoglienza in tutti gli stati visitati.

La prima tappa è stata il Kenya, un paese chiave per la stabilità dell’Africa orientale e una potenza regionale sia a livello economico che militare. Il presidente kenyota William Ruto ha accolto caldamente l’omologo iraniano ed ha dichiarato che il bilaterale è stato particolarmente fruttuoso per firmare accordi su salute, produzione ed economia blu, basata sulle energie rinnovabili. Ruto ha anche sottolineato l’importanza dell’aumento di esportazioni dal Kenya all’Iran in particolar modo di tè, carne e altri prodotti agricoli, tutto in funzione dell’apertura del mercato asiatico ai prodotti kenyoti.

Dopo Nairobi Ebrahim Raisi ha raggiunto l’Uganda, dove ad aspettarlo c’era il presidente Yoweri Museveni, una vecchia volpe continentale. A Kampala il presidente iraniano si è scagliato contro l’occidente accusandolo di promuovere l’omosessualità. L’Uganda ha recentemente approvato una legislazione anti-gay, fortemente criticata dalla comunità internazionale, che prevede addirittura la pena di morte.  Raisi ha invece commentato positivamente la legge ugandese, dicendo che Iran ed Uganda devono cooperare in questo campo. A Kampala i due presidenti hanno anche firmato una serie di accordi economici soprattutto sull’energia di cui l’Uganda ha estrema necessità.

Terza ed ultima tappa è stato lo Zimbabwe, un paese che condivide con l’Iran il problema delle sanzioni rinnovate più volte dall’Unione Europea per la repressione di ogni forma di opposizione. Ad Harare Raisi è stato accolto con tutti gli onori dal presidente Emmerson Mnangagwa riportando a casa ben 12 accordi che spaziano dall’apertura di una fabbrica di trattori in Zimbabwe ai prodotti farmaceutici fino ad energia e telecomunicazioni. La mossa iraniana, che ha visto un viaggio di Raisi anche in Nicaragua, Cuba e Venezuela a giugno, fa parte di un piano di ampio respiro che mira ad estendere l’influenza di Teheran per rompere l’isolamento internazionale ed inserirsi nell’ormai nota corsa al continente africano.