La politica, si sa, è imprevedibile. E così può succedere, a distanza di trent’anni o giù di lì, che l’avversario di una vita diventi improvvisamente il tuo candidato di riferimento. È quello che sta accadendo nella destra napoletana dove, in vista delle comunali, sempre più militanti sembrano intenzionati a sostenere non più Catello Maresca ma Antonio Bassolino. Già, proprio così: soprattutto in un eventuale ballottaggio tra il candidato di centrosinistra Gaetano Manfredi e Bassolino, decine di liberali, conservatori, cattolici, ex missini e garantisti non avrebbero dubbi nel barrare la casella col nome di “don Antonio”.

La ricusazione di quattro liste di centrodestra, d’altra parte, ha fatto sentire ancora più smarrita un’area politica già da tempo orfana di simboli, partiti e candidati. Il primo a farsi interprete di questo sentimento è Amedeo Laboccetta, ex parlamentare del Popolo delle libertà e presidente dell’associazione culturale Polo Sud. «A Napoli il centrodestra ha voluto affidare la sua nave ammiraglia a una persona senza alcuna esperienza di navigazione politica e, al primo giro di boa, l’intera coalizione sembra aver smarrito la rotta», osserva lo storico esponente della destra partenopea. Che poi aggiunge: «Maresca può guidare un gommone quando il mare è completamente piatto, ma per una vera ripartenza di Napoli e per un ritorno della politica in città bisogna tirare fuori un vicesindaco e una giunta di spessore e, soprattutto, le idee». Insomma, i ritardi, le risse e le conseguenti bocciature delle liste sono la prova dell’inadeguatezza del pm con ambizioni da sindaco.

Che cosa dimostrano, invece, le parole di Laboccetta? Che gli apolidi di destra, a Napoli, sono tanti e, dopo quanto accaduto negli ultimi giorni, difficilmente diventeranno “cittadini” della coalizione di Maresca. E altrettanto difficilmente voteranno per l’alfiere di Partito democratico e Movimento Cinque Stelle e men che meno per la candidata del primo cittadino uscente Luigi de Magistris.  «Nelle chat molti militanti di destra già si dicono pronti a votare per Bassolino – racconta Mario Landolfi, ex ministro e deputato prima del Msi, poi di An e infine del Pdl – e francamente non mi meraviglio. Innanzitutto perché l’elettorato di destra è abituato a riconoscersi nei propri simboli: quando non li trova, è capace di votare in modo imprevedibile. E poi perché, nel 1997, Bassolino fu rieletto sindaco di Napoli con quasi il 73% dei voti: segno della sua capacità di intercettare il consenso anche di alcuni settori della destra».

Non a caso Giuliano Urbani, padre fondatore di Forza Italia, ha già fatto sapere che voterà per Bassolino. Il che lascia intendere l’esistenza, a Napoli, di una più o meno vasta area moderata e liberale che non si riconosce nel progetto di Maresca. All’ex presidente della Regione e ministro guardano anche i garantisti di centrodestra la storica casa dei quali è sempre stata Forza Italia. Ma le recenti dichiarazioni dell’eurodeputato Fulvio Martusciello, secondo il quale certi candidati indagati sono «rifiuti», hanno spiazzato molti spingendoli proprio tra le braccia di Bassolino, capace di collezionare 19 processi e altrettante assoluzioni. «Certe affermazioni sono bestialità – continua Landolfi – L’alto numero di inquisiti in Campania è la prova dell’interventismo dalle chiare finalità politiche di parte della magistratura. E quindi sì, Bassolino può attirare anche l’elettorato sensibile a questi temi».

Ma Landolfi, se risiedesse a Napoli, voterebbe per Bassolino? «Sì, se l’esclusione delle liste di Maresca fosse confermata dalla giustizia amministrativa e se Antonio, una volta eletto sindaco, intitolasse una strada a Giorgio Almirante o ad Almirante ed Enrico Berlinguer: sarebbe il segnale di una politica che riconosce l’altro anziché demonizzarlo». Anche i circoli culturali di destra sono delusi dalla figuraccia finora rimediata dalla coalizione di Maresca e dalla cronica carenza di una classe dirigente forte e autorevole. «Bassolino non rispecchia la mia visione della società, ma dà garanzie perché alle spalle ha un solido percorso  politico e amministrativo – spiega Carmine Ippolito, fondatore del movimento Insorgenza Civile – Bisogna recuperare il valore della politica come formazione, militanza e attivismo. Altrimenti assisteremo sempre a vicende tristi come quella delle liste di Maresca».

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.