Europa
L’Italia continua a raccontarsi favole. Lavorare ad una UE federale per rendere il Paese di nuovo protagonista

Nel Pacifico, Giappone, Corea e Cina rafforzano i loro legami, riscrivendo equilibri commerciali e strategici. In Occidente, i “volenterosi” europei e inglesi, insieme agli anglosassoni a loro legati, cercano di colmare il vuoto lasciato dall’isolazionismo trumpiano, tentando di mantenere uniti gli antichi alleati, spesso irritati e impegnati a ridurre contraddizioni e debolezze. Su questo scenario già instabile incombono nuovi poteri globali. Figure come Elon Musk incarnano la fusione di potere economico, tecnologico e politico. Big Tech, criptovalute e monopoli senza regolamentazione sembrano sfuggire a ogni controllo democratico, minando i fondamenti della sovranità popolare e della libertà politica.
L’Italia continua a raccontarsi favole. La politica, priva di visione, indulge in una narrazione stanca e autoreferenziale. I sovranisti nostrani strizzano l’occhio a regimi autoritari che calpestano la sovranità nazionale altrui e minacciano la nostra. Dall’altro lato, le forze progressiste non brillano di più. Perdono coerenza, indulgono verso regimi oscurantisti, inseguono un pacifismo sterile e dimenticano l’equilibrio tra diritti e doveri. L’unica speranza che ci resta è l’Europa. Nonostante fragilità e lentezze, è l’unico spazio politico dove democrazia, pluralismo e tolleranza resistono. Ma questa rischia di essere logorata dall’interno da miopie ideologiche e calcoli di bottega, esponendosi a chi sogna di dividerci e indebolirci con cavalli di Troia e nuovi vassallaggi. Bisogna dirlo chiaramente: i sovranismi sono un inganno. Un anacronismo pericoloso che espone gli Stati più piccoli alla mercé di potenze spregiudicate e di interessi globali privi di bandiere.
L’unica sovranità capace di proteggere i popoli d’Europa — italiani compresi — è quella europea. Un’Europa federale, con una difesa comune, una diplomazia unica e una strategia autonoma di sviluppo industriale. Solo così si potranno difendere libertà, sicurezza e benessere. Opporsi a questo progetto significa paura, inerzia o, peggio, servitù verso poteri estranei. Gli europeisti in Italia, al di là delle bandiere politiche, devono stringere alleanze solide per costruire il clima necessario alle grandi sfide. Tutto ciò dipenderà anche dalle scelte di Giorgia Meloni. Impegnarsi senza indugio con gli altri paesi fondatori alla svolta di Bruxelles potrà fare la differenza, compattando il nostro paese per fare la sua parte come ci si aspetta. La sfida è anche quella di ricucire il rapporto tra classe dirigente e cittadini, logorato da anni di promesse disattese e retoriche vuote. La nostra democrazia è fragile, esposta all’azione corrosiva di disinformazione, fake news e populismi che alimentano malcontento e frustrazione sociale. Non è più il tempo delle parole, ma dei fatti. Serve un’alleanza tra i fautori dell’Europa: associazioni, intellettuali, partiti, tutti determinati a orientare l’opinione pubblica e contribuire a un’Unione federale, capace di proteggere e garantire il futuro benessere dei propri cittadini. È il momento di aiutare l’Italia a ritrovare un ruolo da protagonista, finalmente libera dai vecchi vassallaggi e dalle nuove sudditanze.
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