Nel Si&No del Riformista spazio al dibattito sul possibile scontro tra Elon Musk e Mark Zuckerberg in Italia. In attesa capire se e quando i due si sfideranno, il direttore Andrea Ruggieri e il giurista Andrea Venanzoni discutono se la vicenda possa essere un’opportunità per il nostro Paese o un capriccio da cui stare alla larga.

Qui il commento di Andrea Ruggieri, favorevole ad ospitare la sfida:

Ma certo che va accolta con un grande “Sì” la proposta di Elon Musk e Mark Zuckerberg di sfidarsi a duello in una cornice come il Colosseo, a Roma, in Italia. E direi che al “” possiamo aggiungere anche un “Grazie, grandissima idea”.
Perché l’idea di un duello tra due giovani giganti protagonisti dei nostri tempi, l’uno fondatore di Tesla e Space X, l’altro di Facebook e di uno dei Metaverso, è affascinante e soprattutto molto spettacolare.

E la cornice del Colosseo, di cui è inutile ricordare la popolarità planetaria, la portata iconica, il fatto che sia stato nei secoli scorso teatro di grandissimi duelli, è l’ideale. Quindi, nulla da dire al riguardo, cioè sulla bontà della scelta dei proponenti: geniale, come sono loro due.

Veniamo a noi, che ci dividiamo sull’ospitarlo o meno, questo evento che sarebbe comunque, piaccia o meno, di portata, interesse e seguito mondiale, perché atipico e inedito. Un evento simile scatenerebbe settimane di attenzione su Roma, sull’Italia, costituirebbe una vetrina eccezionale per l’Italia, a prescindere da cosa pensiamo in sé dell’iniziativa studiata da Musk e Zuckerberg, due tizi che hanno una passione sportiva comune. E se anche non si facesse qui, si farebbe altrove. Inutile dirvi che la lista dei posti che si candiderebbero a ospitare una simile tenzone è lunghissima: dall’Egitto con le Piramidi, agli Stati Uniti con il Grand Canyon, alla Cina con la Grande Muraglia, a chissà quanti altri posti che vorrebbero mostrare un panorama unico come teatro televisivo di una sfida da miliardi di potenziali spettatori, che diverrebbero tutti potenziali turisti del luogo in questione.

“There’s no business, like show business”, dicono gli americani, maestri nell’organizzazione di eventi spettacolari e popolarissimi al tempo stesso. E io sono d’accordo. Mi basta ricordare i duelli di Hulk Hogan con Andre The Giant in uno sport come il wrestling, che era finto, ma spettacolare. Che differenza c’è tra un duello simile e la boxe o il wrestling? Il professionismo degli interpreti? Davvero ci attacchiamo a una scusa simile?

Qualcuno, scioccamente, e in maniera da vellicare il pelo degli invidiosi un tanto al chilo, lo ha definito il capriccio di due ricchi annoiati. Io non credo che siano annoiati. Hanno molto, molto da fare. Molto più di chi li critica, peraltro. Hanno creato imperi dal nulla, mica chiacchierano delle vite altrui. Quelli sono protagonisti, mica comparse. Dopodiché, io ospiterei un sacco di eventi del genere. Perché portano soldi a Roma, all’Italia, cioè a chi ci abita e lavora, e può aggiungere benessere alla propria vita.

Ci lamentiamo sempre che in Italia fatichiamo a creare occasioni di guadagno per chi ha meno, e poi sputiamo su opportunità pensate da altri che genererebbero un vortice economicamente virtuoso a favore dei beneficiati cui vogliamo bene solo a parole? E poi, ammirare il talento fomenta il talento, assaporare l’epica sia pur scelta da due miliardari, accende l’immaginario, unico argine al conformismo noioso che ci imponiamo rinunciando a un po’ di fantasia. Più in generale, il tema offre l’occasione per pensare se noi usiamo e sfruttiamo bene (sì, ho scritto “sfruttiamo” perché non c’è nulla di male a tradurre bellezza in opportunità), a vantaggio di noi italiani, i nostri beni culturali, i più belli e numerosi del mondo. Io da italiano mi incazzo come una bestia quando osservo che il Colosseo, un monumento che pur vivendo io da 47 anni a Roma mi emoziona fino alla pelle d’oca ogni volta che ci passo accanto, incassa (se va bene) 53 milioni di euro l’anno, e il Museo di Scienze Naturali di Manhattan 240 milioni di dollari.

Lo sapete quanti posti di lavoro ci sono in questa differenza di incassi? Quanti giovani potrebbero darsi un lavoro e crescere? Noi abbiamo il pane ma non i denti, gli altri il contrario, eppure fanno più soldi di noi. Ma siamo scemi?
Io al Colosseo lascerei che i magnati si sposassero pagando una valanga di soldi, che Federer e Nadal si sfidassero per l’ultima volta a tennis, che ci si combattesse il match di boxe per il titolo mondiale, e chissà cos’altro. Dico di più: io metterei a bando la concessione di 15 anni per privati che paghino come canone concessorio il doppio di quanto incassa oggi il Colosseo, e che possano inventarsene di ogni (dal raddoppiare il costo del biglietto per gli stranieri agli occhialini 3D che riproducano gli scontri gladiatori, alle feste), pur di fatturare, assumendo italiani. Lo Stato dovrebbe solo controllare l’immacolatezza del bene, incasserebbe il doppio di oggi, i romani tanti soldi. Ma forse, a giudicare da certi commenti riguardo questa storia di Musk vs Zuckerberg, direi che sì, siamo scemi