Dal 21 giugno liberi tutti
L’Italia finalmente riapre, Draghi mette Salvini nell’angolo
Tanto tuonò – nel fine settimana – che alla fine di lunedì ha fatto due gocce. Il dossier riaperture è politicamente un dossier sminato: l’Italia è un paese che sta ripartendo “con gradualità e in sicurezza” e quindi può riaprire. Sempre “con gradualità” ma in un’unica direzione. Senza l’incubo, grazie all’eccellente ormai campagna vaccinale, di dover tornare indietro.
Il premier Draghi, che s’è tappato le orecchie in queste tre settimane di manifestazioni, rimostranze e bandierine alzate a turno dai vari leader, tenendo gli occhi fissi sui dati e sulle curve dei contagi, è arrivato ieri pomeriggio in cabina di regia a palazzo Chigi con le idee molto chiare. Ne ha discusso prima con i responsabili del Comitato tecnico scientifico Brusaferro e Locatelli, i ministri Gelmini, Speranza, Bonetti, Giorgetti e Patuanelli, tutti convocati in presenza, della serie “a me gli occhi e parliamoci chiaro”. Poi c’è stato un confronto con i presidenti delle Regioni. Nel frattempo Matteo Salvini si è collegato da remoto con i suoi ministri. In tre ore, alle 19 sono tutti entrati in Consiglio dei ministri senza polemiche né distinguo e alle 20 hanno approvato il nuovo decreto aperture. In vigore da stamani. Il che significa, per dirne una, che stasera si potrà stare a cena fuori fino alle 23.
Prima di entrare nel dettaglio delle misure, va sottolineato per una volta “il metodo Draghi”. Lasciando da parte “i metodi” di Letta, Salvini e Meloni, finalizzati tutti a tenere alta in qualche modo la bandiera dell’identità di partito da poter sventolare nelle elezioni amministrative di ottobre e che invece rischia di perdersi nel buon senso e nell’andamento puntuale e preciso (sicuramente con i vaccini, adesso vedremo con le riforme collegate al Pnrr) dell’azione dell’esecutivo Draghi. Il “metodo Draghi” è fatto di ascolto, assunzione di informazione, individuazione di obiettivi e della strada per raggiungerli e infine decisioni. Possibilmente chiare e senza ombre. «Parleremo quando avremo fatto le cose» fu il primo invito nel primo Cdm con i suoi ministri.
“Draghi pim, pum, pam…” scherzava ieri, in positivo, nel cortile di Montecitorio un deputato 5 Stelle in una pausa di una riunione via zoom. Erano le 18 ed iniziavano a circolare bozze del decreto aperture che porterà la data del 18 maggio, quasi un mese dopo quello del 22 aprile. Bozze con un titolo chiaro: “L’Italia riapre”. E messa così anche Salvini ha alla fine ammainato la bandiera. Il Cdm è iniziato alle 19. E seppure con qualche resistenza per qualche settore ancora penalizzato, il testo è stato licenziato all’unanimità. Senza le sceneggiate dell’altra volta quando i ministri leghisti si astennero nella votazione. «Non chiedeteci perché, lo potete immaginare ma non possiamo votare», disse a testa bassa, quasi mortificato, il capodelegazione della Lega Giancarlo Giorgetti. Fuori Salvini prestava il suo corpo alle manifestazioni contro le chiusure.
È un decreto zeppo di belle notizie. Dal 1 giugno Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna sono regioni “bianche”. Molto virtuose nei dati del virus, queste regioni non avranno più alcun tipo di restrizione tranne le mascherine e il distanziamento. Nessun coprifuoco né altro tipo di divieti per tutte le tipologie del turismo, della cultura, dell’intrattenimento, del tempo libero. Dal 7 giugno diventano “bianche” anche Abruzzo, Veneto e Liguria. Tutte regioni a forte vocazione turistica che potranno quindi da domani pianificare i flussi turistici con totale libertà. È quello che chiedevano tutti. Lo ha ottenuto chi ha i dati migliori nel contagio e nella vaccinazione.
Tutte le altre regioni restano gialle. Almeno per ora. Anche loro hanno la possibilità di diventare “bianche” sulla base dei dati. Qui il coprifuoco, appena il decreto sarà pubblicato (stamani) slitterà alle 23. Molti chiedevano le 24 ma è stato deciso di procedere “con gradualità” proprio per permettere a tutti di conquistare la zona bianca. Questa prospettiva – procedere per tutti sulla base dei dati – ha convinto anche Salvini che andava bene. Infatti sono già previsti gli ulteriori step: il coprifuoco slitterà alle 24 a partire dal 7 giugno; e sarà abolito a partire dal 21 giugno, solstizio d’estate. Dopo ben sei mesi di notti silenziose.
Sul fronte della ristorazione l’accordo è stato più complicato: dal primo giugno, come già programmato, sarà consentito anche il servizio al chiuso ma solo fino alle 18. Durante il Consiglio dei ministri Lega, Forza Italia e Iv hanno provato a forzare per tenere aperto anche la sera. Dal prossimo weekend riaprono mercati e centri commerciali, gallerie e parchi commerciali nelle giornate festive e prefestive. Secondo lo schema Draghi le palestre al chiuso aprono il primo giugno (potrebbero anticipare al 24 maggio), piscine coperte e centri termali dal primo luglio.
Via libera al pubblico per tutti gli eventi (concerti e teatri) e competizioni sportive, dal primo giugno all’aperto e dal primo luglio al chiuso nei limiti già fissati (capienza non superiore al 25% di quella massima e comunque non superiore a 1000 persone all’aperto e 500 al chiuso). Il 22 maggio riaprono gli impianti di risalita in montagna (seguendo i protocolli). Anticipano di due settimane i parchi giochi e il settore del wedding e delle cerimonie: riaprono il 15 giugno anziché il primo luglio. Se al chiuso, agli ospiti sarà richiesto il green pass (vaccinazione o tampone). Chi resta invece del tutto sospeso è il settore delle discoteche e delle sale da ballo. Ma la soluzione è già trovata: diventeranno tutti lounge bar con un numero di ingressi lecito senza fare ammucchiate.
Di fronte al decreto, persino Salvini ha dato l’ok. «Siamo soddisfatti – ha detto – intanto portiamo a casa questo e intanto continuiamo a lavorare per chi non ha avuto quello che voleva». Ma il leader della Lega ha già cambiato schema: le aperture sono un dossier che non paga più. Meglio buttarsi su altro e ieri sera ha pensato bene di aprire la stagione della flat tax. Chi ha più problemi è Giorgia Meloni perché è sempre più difficile trovare motivi per stare all’opposizione. «Il governo non ci ascolta, doveva aprire tutto e subito. Anche questo decreto è arbitrario e liberticida». Ma mentre lo dice non ci crede neppure pure lei.
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