Non si può vincere tutto, no. Ma non si può neanche perdere sistematicamente, sempre. E’ a partire da questa constatazione – che non si può non condividere – che è partito il botta e risposta in Senato, ieri, nel corso del Question Time tra il leader di Italia Viva Matteo Renzi e il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Punto scatenante, l’insuccesso delle candidature internazionali dell’Italia, la cui lista è imbarazzantemente lunga. “La Presidente del Consiglio dei ministri ad Atreju, in un importante discorso che abbiamo seguito con attenzione, ‘con noi l’Italia vince’. Questa dichiarazione della Meloni è passata meno in primo piano perché i media hanno preferito concentrarsi sull’importante pandoro-gate – ha detto Renzi illustrando la sua interrogazione -. La verità, però, il dato di fatto è che la rivendicazione orgogliosa della Presidente del Consiglio non può che vedere tutti noi felici. Noi siamo patrioti; se l’Italia vince, non importa che il Governo sia di destra o di sinistra, facciamo festa tutti. Però, signor Ministro degli esteri, dov’è che sta vincendo l’Italia? Le chiedo di aiutarci a capirlo, perché forse mi son perso dei passaggi e lei sicuramente potrà aiutarci”. E qui il confronto si è fatto appassionato.

L’interrogazione al Ministro degli Esteri Tajani

“Su Expo 2030 l’Italia è arrivata terza su tre; non era facile e soprattutto non era mai successo: su 182 voti disponibili, ne abbiamo presi 17. Signor Ministro, io alla Farnesina una roba del genere non me la ricordo. L’autorità europea per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo doveva arrivare in Italia, ma nei giorni scorsi è uscita la notizia – spero che non essendo ufficiale sia soltanto un gossip – che andrà a Francoforte e non a Milano. Sul Tribunale unificato europeo dei brevetti ella ha espresso parole di grande entusiasmo, perché comunque una parte di quelle competenze andranno a Milano, ma l’articolo 87 dell’accordo istitutivo prevedeva che fossero tutte a Milano e che non fossero tolte, ad esempio, le competenze in materia di chimica e di metallurgia e Dio solo sa quanto questo sia importante per noi”. Sui banchi del Governo, l’espressione del ministro Tajani si adombra.

E Renzi prosegue: “Inoltre, signor Ministro degli esteri, per la Banca Europea degli Investimenti c’erano tre candidati: la spagnola, la danese e l’italiano. Come nelle barzellette, ma non fa ridere, siamo arrivati terzi, ha vinto Nadia Calviño. Signor Ministro degli esteri, io non vedo un’Italia che vince – ha sottolineato il senatore -. L’unica vittoria l’ho vista in Coppa Davis, ma stento ad assegnarla alla vostra organizzazione, magari è meglio Sinner di lei su questo. La domanda è quindi la seguente: su cosa sta vincendo l’Italia? Glielo chiedo perché noi se l’Italia vince siamo dalla vostra parte, perché noi siamo patrioti. Ho l’impressione che questo Governo vinca solo a parole. È in grado di smentirmi?”. Il ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio è nervoso: “Capisco che siamo in campagna elettorale, ma purtroppo gli interroganti hanno commesso una leggerezza, perché i fatti sono molto diversi da quelli che vengono illustrati in questa sede – ha replicato Tajani -. Nell’ultimo anno il Governo ha rafforzato la posizione dell’Italia con una forte presenza nelle organizzazioni internazionali. Evidentemente il senatore Renzi è impegnato in tante missioni internazionali, non segue le vicende e forse è rimasto a qualcosa di passato. In un quadro di elezioni competitive e di forte polarizzazione, il nostro è stato il Paese più votato negli organismi direttivi di numerose agenzie, a cominciare da quelle delle Nazioni Unite in settori per noi strategici. Lo stesso vale per gli incarichi apicali”.

La difesa di Tajani

Tajani ha ricordato la nomina dell’ammiraglio Cavo Dragone a presidente del comitato militare della NATO. E quella del generale Barbano a capo della missione in Kosovo (Eulex). E la nomina di Fabrizia Lapecorella a vice segretario generale dell’OCSE. E poi Maurizio Martina, che ha avuto un incarico alla FAO. Insomma, non proprio grandi succcessi internazionali. Ma Tajani ne è convinto: “Mi spiace dovermi ripetere anche sul caso della Libia: Tripoli aveva manifestato un’iniziale contrarietà, peraltro subito rientrata, all’ambasciatore dell’Unione europea, non a quello dell’Italia. C’è una differenza tra Unione europea e Italia, tra servizio esterno e ambasciatore d’Italia, che invece ha ottenuto l’immediato gradimento – ha detto ancora Tajani -. Il voto su Expo 2030 ha confermato la potenza dei mezzi a disposizione di Riad”. E via a sarcasmi letti e riletti sulle colonne del Fatto Quotidiano.

Arriva però anche una notizia: “Quella di Expo2030 era una missione impossibile; l’ha sottolineato lo stesso senatore Renzi, ricordando che l’ex sindaca di Roma (da lui definita ‘Dracula alla guida dell’AVIS’) l’aveva lanciata a pochi anni da Expo Milano, per compensare la sua infelice rinuncia alle Olimpiadi”. E poi torna a darsi il sale sulle ferite: “Comunque è chiaro che nelle candidature internazionali non si può sempre vincere. Il senatore Renzi ricorderà, ad esempio, la mancata assegnazione a Milano dell’Agenzia europea dei medicinali, nel 2017”. Ai cronisti presenti s’aggrotta il sopracciglio. “Fu a causa di un errore del Governo guidato dall’onorevole Renzi se abbiamo perso una agenzia fondamentale. A lui, esperto di gufi, diciamo: chi fa il tifo contro l’Italia per lucrare qualche consenso elettorale resterà deluso”, ha concluso Tajani. Basterebbe avere un po’ di memoria per sapere che nel 2017 il Presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni e che il governo Renzi non era più in carica. Ma se non si può vincere tutto, figurarsi se si può sapere tutto.

La controreplica di Renzi

“Fatico a trovare le parole (persino io, che di solito ho una certa facilità oratoria) per esprimere il mio imbarazzo per lei. Noi abbiamo presentato un’interrogazione partendo da un dato di fatto – ha detto Renzi nella controreplica -: a fronte di una frase della Presidente del Consiglio, negli ultimi due mesi abbiamo perso. Lei dice che non si può sempre vincere nelle competizioni internazionali. Ha ragione; ma non si può nemmeno sempre perdere, come sta accadendo con lei. Signor Ministro, io sono il Ministro degli esteri? Perdo con diciassette voti l’Expo? Certo, posso venire in Aula e fare polemica contro l’opposizione; ma forse convoco una riunione e capisco come si gestiscono meglio certi passaggi. Vede, signor Ministro, quando noi ci siamo trovati in una situazione difficile (io ero Premier e al suo posto c’era Paolo Gentiloni), non eravamo sicuri di vincere contro l’Olanda per il seggio al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Cosa abbiamo fatto? Ci siamo fatti due conti e abbiamo fatto un accordo con Mark Rutte, per fare un anno per uno.

Quando abbiamo portato a casa i risultati, questi non sono la vice segreteria dell’OCSE, che ci tocca tutte le volte; è una cosa – come lei giustamente ricordava – che non è nemmeno la vice direzione generale per Maurizio Martina. Per gli incarichi, quelli veri, signor Ministro, si fa squadra con le opposizioni. Lei è venuto qui e ha detto: capisco che siamo in campagna elettorale. Ce ne siamo accorti che lei è in campagna elettorale; non a caso si è occupato di bob ed è andato in Emilia-Romagna a parlare di agroalimentare. Ma ella, signor Ministro, è il Ministro degli esteri di un Paese che non può fare le figure a cui lei ha sottoposto questo Paese. Ed abbia, signor Ministro, la gentilezza istituzionale di far parlare l’opposizione, perché le può riuscire, nei suoi comunicati stampa, di far tacere gli altri. Caro ministro Tajani, noi abbiamo avuto per lei parole di grande appoggio e sostegno, quando abbiamo cominciato un anno e mezzo fa. Non abbiamo mai detto una menzogna, come ha fatto lei rispetto al mio Governo (non era il mio Governo nel 2017, ma lo scoprirà con il tempo), e non abbiamo mai fatto il tifo contro l’Italia. Lei è venuto in quest’Aula e, anziché dire ‘ragazzi, è andata male, lavoriamo insieme per il futuro’, ha offeso le istituzioni e ha offeso l’opposizione. Inizi a lavorare e smetta di far campagna elettorale; glielo chiede il Paese”, ha concluso Renzi.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.