E così sappiamo che cosa è un’operazione militare speciale. La sta compiendo un paese europeo come l’Ucraina per dimostrare di averne abbastanza del bullismo del suo più potente vicino, la Federazione russa. E così il 6 agosto, in assoluto silenzio, il governo di Kiev ha lanciato un attacco attraverso la frontiera della regione russa di Kursk. I militari russi, ragazzini di leva con pochi mesi di addestramento, si sono arresi in massa. I feroci mercenari ceceni, ben trincerati nelle retrovie, vedendo gli ucraini arrivare numerosi e bene armati se la sono data a gambe. Poche ore dopo, tutti i giornalisti del mondo in cui esiste libertà di stampa si sono precipitati sul posto e da giorni descrivono colonne di civili che piangono per aver dovuto abbandonare la casa in attesa di un alloggiamento provvisorio, i camion della protezione civile russa che vengono a portarli via.

I ragazzini russi al fronte inconsapevoli di quello che accade

Non si segnalano per ora violenze, stupri, fosse comuni, riduzione in schiavitù, furti dei beni, insulti razzisti nei confronti di piangenti sfollati russi, sorpresi da una guerra che era a un passo da loro senza saperlo. Non siamo politologi, ma sembra che questa momentanea cattura di territorio russo abbia senso perché può essere riscattata da terra ucraina rubata dai russi. E poi la speranza di uno scambio di prigionieri che permetterebbe all’Ucraina di recuperare un po’ di veri combattenti, rispedendo alle loro mamme russe gli spaventati ragazzini per ora intervistati e coccolati dai giornalisti del mondo. Tutti i prigionieri russi, intervistati uno per uno, non hanno la più pallida idea di ciò che stia accadendo e non hanno mai visto le immagini che tutto il mondo libero vede. E così le loro famiglie e i loro amici in Russia.

Prigožin avvertì Putin

Vecchia scuola: chiunque sieda al Cremlino, per eccesso protettivo nei confronti del popolo che ne resterebbe disorientato, rende invisibile ciò che accade o lo rende ridicolo e insignificante. Eppure si tratta di tutto ciò che aveva già gridato in tutti i microfoni e telecamere del mondo il ribelle Evgenij Prigožin, comandante della Wagner, il quale dichiarò in diretta mondiale che la guerra contro l’Ucraina era criminale e imposta a Putin dal circolo degli affaristi che volevano spartirsi le ricchezze minerali ucraine. Prigožin supplicò Vladimir Putin come la Bella Addormentata nel Cremlino, di svegliarsi e liberarsi del vertice militare. Poi il ribelle fu accolto nel sontuoso palazzo fra baci e abbracci, e messo su un aereo che esplose decollando. Ma i molti russi che ebbero modo di fraternizzare con gli uomini di Prigožin capirono di non sapere nulla. La stessa esperienza la stanno facendo gli sventurati civili russi in fuga verso Kursk mentre parlano con reporter di tutto il mondo, da cui apprendono che il popolo russo – che ha già pagato con un milione di morti e mutilati – conosce soltanto gli show della propaganda.

L’impresa ucraina poco simpatica all’Italia

E sarebbero sorpresi se sapessero che in Italia succede qualcosa non di identico ma di simile. Con molte eccezioni (ma non moltissime) si parla con rarefatta simpatia a quest’impresa ucraina di inaspettato successo. Ma proprio adesso che si poteva imporre una pace russa, a questi viene in mente di varcare la frontiera e sconfiggere i russi? Diciamolo: ma che maniere sono? Da noi, diversamente dai paesi europei, non si vede uno straccio di solidarietà popolare con gli aggrediti che provano a ricacciare gli aggressori. Come mai? Il fatto è che è passato giorno dopo giorno, omissione dopo insinuazione, il principio secondo cui l’aggredito è molto più colpevole dell’aggressore.

Zelensky è “ebreo”

E poi c’è il fatto – gridiamolo una buona volta – che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è un ebreo e oggi senti dire che “da quella gente lì” è meglio stare alla larga. Ieri un venditore ambulante a Piazza Navona mi ha fermato per dirmi parole gentilissime di apprezzamento televisivo e poi mi ha sussurrato: “Comunque, stia tranquillo: io sto con Putin, mica con quel giudio”. Guardi, gli ho detto sorridendo, sono giudio anch’io. Il che tecnicamente non è vero, ma ha funzionato.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.