Presidente, lei ha davvero aggredito l’onorevole Della Vedova?

«Per fortuna c’è un video pubblicato da Fanpage che mostra chiaramente come sono andate le cose: è vero, ho attraversato la piazza e mi dirigo verso Della Vedova, ma non alzo le mani. Assolutamente. Il presunto contatto fisico è la prima bugia detta dalla mia controparte, che dunque ha chiesto solidarietà in Parlamento in relazione a un fatto che non è accaduto. Noi stavamo manifestando in attesa di festeggiare una legge che ha rappresentato il coronamento di un’attività lunga e faticosa: in un anno abbiamo raccolto due milioni di firme, il sostegno di tutte le Regioni e di circa tremila consigli comunali. Ebbene Della Vedova, scientemente, si è posizionato verso di noi con dei cartelli che sostanzialmente relegavano gli agricoltori alla condizione di ignoranza. E questo non posso accettarlo. Non si può mancare di rispetto a quelle persone che tutti i giorni si alzano e lavorano come tanti altri per produrre cibo e garantire benessere al nostro paese».

Ma perché siete contrari alla carne coltivata?

«A oggi questo tipo di pratica è presente solo in campo medico. Allora noi diciamo: visto che è così, dobbiamo equiparare quelle che sono le autorizzazioni a tutela della salute dei cittadini ai prodotti farmaceutici. Dunque, chiediamo procedure di valutazione dei rischi nuove per stabilire se un prodotto alimentare coltivato possa essere o meno dannoso; in questo caso non può valere l’iter semplificato dei cosiddetti novel food, come ad esempio è venuto per la farina di grilli. Al momento non abbiamo alcuna certezza di quelle che sono le controindicazioni che ci potrebbero essere. Tanto è vero che nella nostra petizione noi diciamo no alla vendita, no alla produzione, sì alla ricerca. E siamo anche disponibili a impegnarci a far sì che arrivino risorse per sostenerla. Purché sia pubblica e indipendente».

Quali sono i principali rischi che paventate?

«In Europa è vietato l’utilizzo di ormoni negli allevamenti tradizionali perché si è dimostrato che sono rischiosi per la salute in particolare nei ragazzi. E allora chiediamo: perché noi dovremmo autorizzarli per i prodotti fatti in laboratorio? Riteniamo invece che la legge italiana debba servire per approfondire un dibattito in Europa che tenga in considerazione tutti quelli che sono gli elementi di contraddizione e che eviti ai potentissimi gruppi economici che condizionano già largamente lo scenario globale di forzare la mano. Non è un caso che i grandi miliardari della terra stiano spingendo anche a Bruxelles queste soluzioni».

L’Italia corre rischi ulteriori?

«Rischiamo di compromettere quella che è una storia millenaria del nostro paese: la nostra biodiversità, la nostra distintività che caratterizzano il rapporto tra l’agricoltura con altri settori hanno prodotto 585 miliardi di euro in termini di valore economico, quattro milioni di occupati e 60 miliardi di valore delle esportazioni. Non capiamo perché tutto questo dovrebbe essere, anche seppur parzialmente, compromesso a favore di un qualcosa che comunque verrebbe prodotto fuori dai confini nazionali, con un problema di tenuta anche territoriale».

Prandini, alla fine si è pentito di aver affrontato Della Vedova?

«Sicuramente gli ho dato visibilità. Di questo sinceramente avrei fatto volentieri a meno. Ma aver difeso gli agricoltori è un mio dovere e lo farò sempre. Ho già detto a Della Vedova: chieda scusa a loro e io non avrò problemi a farlo con lui, magari sedendoci a un tavolo per confrontarci e chiarirci. Mi reputo una persona di buonsenso, spero lo dimostri anche lui».

A quel tavolo ordinerete una bistecca di manzo?

«Io di sicuro, se Della Vedova vorrà carne coltivata ci vedremo da remoto: lui sarà a Singapore. O in Israele dove prima di servire questi alimenti fanno firmare una liberatoria per declinare ogni responsabilità».