Cgil e Uil in piazza
Lo sciopero generale c’è stato e l’Italia non crollata
Lo sciopero generale c’è stato. Ha anche avuto un discreto successo. L’Italia continua ad andare avanti: non è crollata. Lo sciopero generale è previsto in democrazia, e talvolta i sindacati decidono di ricorrere a questo strumento per esercitare la loro pressione sul governo. Non è uno strumento di lotta eccezionalissimo: è uno strumento normale di battaglia politica, anche se lo si utilizza raramente.
Se in un paese democratico, al momento governato da una maggioranza che raccoglie quasi tutto il Parlamento e che tiene insieme forze lontanissime, dall’estrema sinistra alla Lega, e dove l’opposizione è ridotta a meno del 10 per cento, il sindacato decide di contrapporsi al governo, non c’è nessun bisogno di allarmarsi. Al contrario, ci si può rallegrare.
E non è neanche il caso che lo stato di emergenza sanitaria, che dura da due anni, possa mettere in discussione uno dei più importanti diritti politici, come è il diritto di sciopero. L’obiezione è stata: questo non era uno sciopero sindacale ma uno sciopero politico. Credo anch’io. Poi però qualcuno mi dovrà ricordare quale sciopero generale, nell’ultimo secolo – diciamo così – non è stato uno sciopero politico. Lo sciopero generale serve a riequilibrare i rapporti di forza tra governo e sindacato. Anche in questo caso.
Lo sciopero è stato la ripresa del conflitto, come dicono i suoi pochi sostenitori? Non credo che sia così. Non vedo niente di epocale in questo sciopero generale. E penso che oggi sia molto difficile definire il conflitto sociale. Tanto più difficile sia realizzarlo. È stato solo un gesto di difesa di un sindacato che negli ultimi anni si era molto indebolito.
Un grido forte. Bello, brutto? Decidete voi. Draghi dovrà tenerne conto o no? Non so. Farà la scelta che riterrà più opportuna. E la sua scelta, comunque, ricadrà dentro i confini della lotta politica democratica.
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