Ieri il Fatto Quotidiano si è presentato ai lettori con uno scoop. Uno scoop davvero clamoroso: Berlusconi sta comprando i parlamentari per farsi eleggere Presidente della Repubblica. Li paga 100 mila euro l’uno. Una bomba. Il titolo è esplicito e occupa quasi tutta la prima pagina: “Per votare B. mi offrono posti e soldi”. E sotto al titolo una grande fotografia del cavaliere. Poi nel sottotitolo viene specificata la cifra del commercio: 100 mila euro, appunto. E si riferisce anche della protesta del parlamentare al quale è stato offerto l’affare: protesta dovuta al fatto che questo parlamentare immagina che il suo voto valga molto di più.

Non ci sono condizionali nella prima pagina e ci sono le virgolette. Dunque, pochi dubbi. C’è, evidentemente, qualcuno che ha dichiarato sotto la propria responsabilità di avere ricevuto un’offerta da Berlusconi. E questa è una cosa gravissima, che non era mai successa: un mercato e mazzette di migliaia di euro per scegliere il capo dello Stato. Stavolta la magistratura fa bene a intervenire. Spero che lo farà. Dovrà innanzitutto chiedere al Fatto Quotidiano il nome dell’autore della denuncia. Già, perché se andate a leggere l’articolo che sorregge questo titolo di prima pagina, vi accorgete che questa denuncia viene da una persona che non ha nome. Uno sconosciuto. Non si sa chi sia. Né si sa chi gli avrebbe fatto l’offerta. Un altro sconosciuto. Vi dico di più: non si sa neppure quale sia stata l’offerta. Ci sono solo una sequenza di frasi, tutte fra virgolette, tutte molto scontate (tipo: “beh se perdo il posto di deputato sono nei guai…” e altre banalità simili), nessuna delle quali è attribuita a persone reali, sempre a ombre, e poi ci sono anche alcune dichiarazioni di persone reali, sospettate dal fatto di avere ricevuto offerte da Berlusconi, le quali negano decisamente di averle ricevute.

Diciamo che il titolo e tutta la costruzione giornalistica sono completamente falsi. Io ricordo che quando ero un ragazzino alle prime armi, e lavoravo nella cronaca di Roma dell’Unità, fui mandato al Circeo a fare un articolo sulla speculazione edilizia. Presumibilmente di marca democristiana. Tornai con un bell’articolo , ben scritto, pieno di dichiarazioni anonime molto interessanti. Il mio capocronista, che si chiamava Giulio Borrelli ed era un fior di giornalista, invece di pubblicarlo lo mise nel cestino di metallo a rete che stava vicino alla sua scrivania di formica celeste. Ci rimasi male. Chiesi perché. Mi spiegò che non si pubblicano articoli fondati su dichiarazioni e accuse anonime. Il giornalismo – mi spiegò – è una cosa seria. Il giornalismo non è bugia e neppure propaganda. Era il 1975. Allora il giornalismo era così. Quello di sinistra e quello di destra. Il clima era di guerra fredda. La lotta politica era feroce. Ma c’era un etica professionale. Oggi invece c’è Il Fatto Quotidiano.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.