Prima l’intervista al Fatto Quotidiano, dove ha denunciato quelli che definisce “problemi atavici che affliggono Roma da anni” poi la telefonata al sindaco Roberto Gualtieri per chiarire, e ridimensionare, la portata delle sue esternazioni, soprattutto dopo che Fratelli d’Italia e le forze politiche di centrodestra avevano provato a cavalcare la vicenda, trasformandolo quasi in un portavoce di partito. Protagonista Carlo Verdone ‘colpevole’ di aver denunciato il degrado in cui versa la Capitale da tempo, dove oggi “ci sono più turisti che romani”
Nello specifico, l’attore romano ha parlato addirittura di lasciare la città per lo stato di scarsa igiene in cui è abbandonata. “Ci penso davvero, due o tre volte a settimana: famme scappa’ via. Non è un problema solo mio, conosco tanti amici che stanno valutando concretamente di andarsene da Roma. È la prima volta che succede”. Verdone precisa che il “declino di questa città non è stagionale” ma “costante” anche se il caldo di luglio e di questi primi giorni di agosto ha contribuito ancora di più a far degenerare tutto: “Il caldo rende ancora più invivibile una città così complicata. È un caldo cafone….. di una volgarità incredibile”.
La bolgia infernale durante l’incendio: “Ero in ostaggio, mi sono perso per Roma”
L’attore racconta la “bolgia infernale” in cui si è ritrovato durante l’incendio di Monte Mario avvenuto nelle scorse settimane: “Ero lì vicino, stavo lavorando a piazzale Clodio. Ho provato a tornare a casa, ma tutte le strade erano chiuse per far passare i pompieri e la polizia. Ero pure in scooter, in teoria doveva essere più semplice venirne fuori, invece sono finito incastrato in una specie di bolgia infernale: come mi muovevo trovavo una strada chiusa. Ero ostaggio, non riuscivo più a tornare a casa. Ho girato in via Ottaviano, pensavo di salvarmi, non l’avessi mai fatto: un cantiere, altra strada chiusa. Ho scoperto che a Roma ci si può ancora perdere alla mia età”.
Roma, i cantieri e i lavori che non finiscono (o non iniziano) mai
Verdone che lamenta il numero eccessivo di cantieri presenti in città, la maggior parte dei quali aperti in vista del Giubileo. “Ben vengano i cantieri, probabilmente quando saranno finiti la città sarà più bella. Ma siamo nel 2024: le cose andavano fatte molto, molto prima. Quando Rutelli fece tutti quei lavori, per il Giubileo del 2000, ci venne un esaurimento nervoso, ma a conti fatti servivano eccome. Il problema è che abbiamo tutti paura che i cantieri si possano allungare oltre misura. Allora no, diventerebbe l’ennesimo guaio. Siamo abituati a un sistema burocratico spaventoso: si rompe un arco, una galleria, arrivano le transenne, ti sequestrano una strada e non sai quando te la ridanno. Entrano in ballo una, due, tre soprintendenze. Qualche anno fa un fulmine colpì la statua di Garibaldi al Gianicolo, non so quanti anni ci sono voluti per rimetterla a posto, per tutto quel tempo lì non si poteva più girare una scena”.
Verdone e i bagni a cielo aperto: “Mi controllo sempre le suole delle scarpe”
Dai cantieri all’inciviltà delle persone che fa pipì (e “pure un regalo più sostanzioso) per strada tanto che “ogni volta che torni a casa, ti devi controllare le suole delle scarpe”. Carlo Verdone consiglia infatti di “affacciarsi per una ventina di minuti da Ponte Garibaldi o da Ponte Sisto, vedrà qualcuno che si cala i pantaloni e lascia un bel ricordo. Glielo garantisco al cento per cento. Mica solo pipì, eh, pure qualche regalo più sostanzioso. Dalla mia finestra vedo ragazzi, ubriaconi – romani e turisti – che si nascondono dietro macchine, statue, alberi”. Da qui l’appello alla “cara amministrazione, che ci vuole a mettere dei vespasiani?”.
Verdone, i borseggiatori e i “like” di Cicalone
La critica di Verdone, che assicura di non trovarsi a suo agio “nel ruolo di chi critica la sua città”, è rivolta a cittadini e turisti: “Questa città deve essere considerata come la nostra casa. Quando una casa è tenuta bene, quando ci entri stai attento….Quando è trascurata, invece, ognuno si sente in diritto di trattarla male”. Nel corso dell’intervista Verdone affronta anche la questione dei borseggi nella metropolitana di Roma, documentati dall’ex pugile ora influencer Simone Cicalone che “potrebbe tranquillamente essere un mio personaggio”. Battute a parte, secondo l’attore “sotto la metropolitana ci vorrebbero più agenti in borghese, non è un lavoro che può fare – qui il ‘gancio’ allo youtuber – chi conta di prendere i like”. Da qui lo slogan: “E’ così strano chiedere meno Cicalone e più polizia?”.
Il chiarimento con Gualtieri
Parole quelle dell’attore che hanno, come detto, provato a cavalcare le forze politiche di destra, all’opposizione di Gualtieri. Da qui il confronto con il sindaco per chiarire e per esprimere “tutta la sua stima” assicurando “che nel suo colloquio con il quotidiano si era limitato a sottolineare la portata dei problemi atavici che affliggono Roma da moltissimi anni e le responsabilità di quei romani che non rispettano le regole” e “ha ribadito le parole positive per l’impegno profuso da Gualtieri, che aveva già recentemente espresso pubblicamente”. Durante la telefonata, che dal Campidoglio definiscono “cordiale e amichevole” Gualtieri a sua volta “si è detto consapevole della mole di lavoro necessaria a riportare Roma a un livello adeguato di servizi per i cittadini e ha raccontato a Verdone gli interventi in corso per il decoro a partire dalla realizzazione di 120 bagni pubblici proprio per superare la condizione di degrado di quelli attuali, giustamente denunciata da Verdone”.