«Dico sempre che Renzo e Lucia hanno bisogno della giustizia, non don Rodrigo». Usa una metafora manzoniana Giuseppe De Carolis di Prossedi per spiegare il senso più profondo della giustizia. Una funzione che le tante polemiche sollevate attorno ai temi della riforma rischiano di far perdere di vista. In magistratura da oltre quarant’anni, da gennaio 2016 De Carolis è presidente del distretto della Corte d’appello di Napoli, il più grande d’Italia. Un ufficio impegnativo per numero e complessità dei processi in corso, per scoperture di organico ed eccessive pendenze. Una situazione denunciata dallo stesso De Carolis sin dal suo insediamento, con un grido di allarme rimasto inascoltato in questi cinque anni. La politica, infatti, non lo ha mai colto; al Ministero ne erano al corrente, ma si sono limitati a un’ispezione nel 2019 all’esito della quale non si è potuto non riconoscere che, nonostante le insufficienti risorse a disposizione degli uffici partenopei, i risultati conseguiti erano comunque lodevoli.

«Ogni volta che si fa una riforma bisognerebbe mettersi nell’ottica di Renzo e Lucia e chiedersi se la riforma renderà più facile a Renzo e Lucia ottenere giustizia da don Rodrigo o lo renderà più difficile», afferma De Carolis. «A me, come cittadino e come giudice – aggiunge il presidente della Corte d’appello – interessa che Renzo e Lucia riescano a ottenere giustizia. Tutte le altre polemiche tra avvocati e magistrati mi lasciano piuttosto indifferente. Se ho scelto di fare questo lavoro è per tutelare gli interessi dei poveri cristi. Non si possono fare i processi solo per gli omicidi. C’è tutta un’umanità che ha bisogno di noi giudici, di avvocati, di qualcuno che la tuteli da chi cerca di prevaricare». «Purtroppo – osserva ancora De Carolis – in Italia abbiamo un problema di fondo: abbiamo processi da un lato lenti, dall’altro sommari».

Il tempo incide negativamente sulla qualità della giustizia. «Non è la trattazione del processo ad avere una durata eccessiva, è l’attesa del processo ad essere eccessivamente lunga», dice il magistrato. Si arriva, infatti, ad attendere anni e anni per un processo che viene poi definito in un’udienza o poco più. Eccolo il corto circuito della nostra giustizia: un nodo da risolvere innanzitutto con iniezioni di nuove risorse nei tribunali. «È semplice – dice De Carolis –  Per fare le sentenze servono magistrati e cancellieri». E la fretta rischia di essere nemica delle garanzie processuali. «I giudizi sono lenti, se si vuole rapidità ci sono i pregiudizi», afferma. Il discorso torna quindi al senso della giustizia, alla sua funzione primaria. «I poveri cristi non sono solo le vittime, ci sono poveri cristi anche tra gli imputati – prosegue De Carolis – E le garanzie processuali sono irrinunciabili, servono a impedire che vengano condannati gli innocenti. Bisogna quindi creare un meccanismo di garanzie per evitare che l’accusa prenda il sopravvento, che un innocente venga condannato o tenuto per anni sotto processo».

«L’obiettivo di noi giudici è fare sentenze quanto più giuste possibile, non possiamo permetterci una giustizia sommaria». E nemmeno si può tollerare un garantismo a due facce. «Non ci sono imputati o vittime di serie A e di serie B. Il processo per la truffa subita da un anziano deve avere la stessa dignità del processo al politico eccellente», sottolinea il numero uno del distretto giudiziario partenopeo. «Perché una giustizia che non funziona aumenta le disparità sociali», precisa. Per far funzionare meglio la giustizia a Napoli occorrono risorse, occorre colmare certe sproporzioni presenti nelle piante organiche: basti pensare che solo nella Procura di Napoli ci sono 107 magistrati, mentre i giudici addetti al settore penale in Tribunale sono 235 e nelle sezioni ordinarie della Corte d’appello 39. A inizio settimana la ministra Marta Cartabia ha visitato il Palazzo di Giustizia, incontrando i capi degli uffici per rendersi conto di persona della situazione. «Noi abbiamo fornito i dati, ma dobbiamo limitarci al nostro ruolo di tecnici – conclude De Carolis – Ora compete alla politica fare le scelte»

Avatar photo

Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).