Simone Crolla, da 16 anni consigliere delegato dell’American Chamber of Commerce italiana, è tra gli sherpa che guidano le relazioni tra Italia e Stati Uniti. Quelle delle imprese e della politica, dando una mano anche alle istituzioni. A lui abbiamo chiesto un parere sul primo dibattito televisivo delle presidenziali Usa 2024, tra Joe Biden e Donald Trump.

Che bilancio trae da questo primo match su Cnn, seguito in diretta da decine di milioni di persone?
«Mi lasci prima dire una cosa: qualunque sarà il risultato delle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre, gli Stati Uniti d’America rimarranno la principale potenza politica, economica, militare e tecnologica al mondo. Sono la più grande democrazia al mondo e dal 1776, anno di fondazione, non hanno mai conosciuto alcun tipo di dittatura. Il Paese istituzionalmente più solido, preparato e ineguagliabile al mondo. Tenerne conto è il miglior modo per comprendere la dialettica in corso negli USA».

Va bene, d’accordo… Dove l’ha seguito?
«Da Roma, dove ho partecipato alle celebrazioni del 4 luglio presso l’Ambasciata USA. Ho avuto modo di seguire diversi dibattiti in passato – almeno una decina – e questo certamente è stato uno dei più attesi, considerando la grande attenzione mediatica riservata a questa sfida.

E’ stato uno scontro molto duro.
Il dibattito è stato duro perché concentrato non tanto sulle proposte di politiche, su cui avremo modo di focalizzare l’attenzione nei prossimi mesi, quanto sulle personalità e sui dubbi che hanno accompagnato i candidati».

Secondo lei chi ha vinto?
«Stando ai primi sondaggi sul dibattito, Trump ha riscosso più fiducia di Biden, penalizzato dal fattore età e dai dubbi che molti elettori democratici hanno sull’opportunità di una sua ricandidatura. Trump, che ha fidelizzato la base repubblicana, sconta un grande scetticismo da parte del resto dell’elettorato».

Il Presidente Biden ha i suoi anni. Trump i suoi guai. Davvero la democrazia americana si riduce a loro due?
«La democrazia americana è forte, perché forti sono le istituzioni su cui è costruita. I due candidati sono stati votati alle primarie, Trump ha sbaragliato il suo campo mentre contro Biden non si è presentato nessuno, segno che – al momento – queste due personalità sono le più competitive che i due partiti possono mettere in campo. Entrambi i partiti stanno sviluppando nuovi personaggi politici».

Quali sono i punti di forza di Trump a suo avviso? Esce rafforzato anche dagli scandali?
Trump ha una fortissima personalità e capacità di attrazione nei confronti degli elettori repubblicani. Nel 2016 è stato in grado di ridisegnare i confini di questo partito – che aveva subito cocenti sconfitte nel 2008 e nel 2012 – che sembra avviato a un lento e inesorabile declino. Oggi il GOP è competitivo, esprime diverse correnti di pensiero e diversi potenziali leader, ha recuperato elettori negli Stati industriali e ha elaborato una piattaforma programmatica chiara. Certamente gli scandali polarizzano ancora di più il giudizio su Trump. Ma la sfida sarà decisa soprattutto dall’andamento dell’economia e non dalle vicende giudiziarie».

Troppo tardi per immaginare un cambio in corsa tra i Dem?
«Non è troppo tardi se Biden decide di ritirarsi prima della convention di agosto, altrimenti non esistono i margini giuridici per evitare la sua candidatura. Ad oggi, non esiste un’alternativa a Biden che possa essere esplorata da parte del Partito Democratico senza il consenso del Presidente».

Occidente incerto, divisioni in Europa: il miglior regalo a Putin è una crisi di identità a Washington?
«Gli USA non sono in crisi di identità, stanno attraversando un momento di profonda trasformazione politica, economica e industriale. C’è un grande dibattito in corso su quale dovrà essere la postura nel prossimo futuro, le opinioni sono molto divergenti e anche per questo che si è polarizzato l’elettorato. Sull’Europa, credo sia giunto il momento di capire cosa vuole essere, le elezioni americane – qualunque sia l’esito – saranno una sveglia forte e profonda».

Italia e USA: come sono i rapporti e come evolveranno in futuro
«I rapporti tra Italia e USA sono eccellenti dal punto di vista commerciale e degli investimenti reciproci. Mentre le aziende italiane hanno quasi quintuplicato gli investimenti verso gli USA negli ultimi venti anni, il sistema-Italia deve aumentare la competitività nell’attrarre nuovi investimenti dagli USA. Le capacità non ci mancano, dobbiamo solo migliorare la nostra value proposition».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.