Gli zar sovranisti
Lo spettro di Orban si aggira ad Est, rischio sovranismo per l’Ue
Pertanto, appare troppo semplice, persino banale, in ogni caso inutile, e persino “ingiusto” lanciare strali contro il populismo nazionalista di estrema destra (senza dimenticare i rosso-bruni) che da anni veleggia in Italia. Il leader della Lega Nord è stato corteggiato da aspiranti consiglieri del Principe, celebrato nei talk-show senza nessun contradditorio serio, senza dati, senza date, senza paura per l’oltraggio al significato di giornalismo. In nome di una non specificata società liberale, che in realtà, se fosse tale, dovrebbe isolare, o perlomeno ignorare chi pratica e predica l’odio. Chi semina paura, chi alimenta l’ignoranza, coltivandola, perché tale.
E come tale arrogante, perché escluso dai circoli che contano. Il non pensiero, l’approssimazione, la superficialità andavano isolate socialmente prima, mentre sono state assecondate, giustificate, votate, e invitate a cena. Assolte. Le idee illiberali non devono trovare ospitalità, nessuna legittimazione politica, agibilità o reverenza. L’educazione civica va impartita ab initio, altrimenti è tardi. Gli esempi storici da evocare sono molti, e per non riviverli è necessario conoscerli, per non inciamparvi nuovamente. La politica non è il luogo dell’approssimazione, e il contraddittorio corroborato dai dati aiuta la società a crescere, affrancarsi e migliorarsi. Senza affidarsi a mietitori di certezze infondate che con la complessità globale hanno poco in comune, e nessuna soluzione.
Per cui, chi volesse combattere, ed eventualmente battere sul piano elettorale, gli aspiranti satrapi dello Stivale, dovrebbe meglio attrezzarsi con bagaglio intellettuale, ideale e coraggio. L’avamposto europeista passa per il coinvolgimento delle classi popolari in un disegno riformatore, federalista in cui prevalga la giustizia sociale, il progresso economico coniugato con lo sviluppo umano e il rispetto del Pianeta, nella pacifica convivenza civile.
Le idee rappresentano la condizione necessaria da coniugare con una leadership diffusa, sinceramente europeista e atlantista, in grado di capire l’altro e gli altri, abile nel tessere relazioni umane/diplomatiche votate alla governance di sfide complesse con proposte innovative. Flessibilità di pensiero, rapidità di esecuzione e intraprendenza coraggiosa fondata però su una prospettiva strategica e non su velleità individualiste.
L’audacia della ragione e delle idee per rilanciare il disegno di Altiero Spinelli, che deve marciare su solide convinzioni intellettuali troppo spesso disarcionate da nanismo politico e rampantismo burocratico-clientelare. È autoassolutorio additare responsabilità verso l’Ungheria oggi, domani la Polonia. Quei leader sono autoritari, da anni. Vanno fermati prima che sia troppo tardi. Non solo sul piano legale-formale, ma su quello culturale. Non può trovare cittadinanza l’auto attribuzione dei “pieni poteri”, e non rileva che siano stati approvati dal Parlamento ché similmente accadde nella Francia di Vichy, nell’Italia Fascista e nella Germania nazista. Che lo dica un bullo di periferia, ex ministro italiano alla falsificazione storica non conta, ma che lo assecondi de facto l’Unione Europea è grave. La classe dirigente europea re-agisca, if any.
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