Eh no, la raffigurazione del nostro Vesuvio che erutta virus sul golfo e su tutta Napoli proprio non si può vedere. Uno tra i simboli più forti della nostra città, utilizzato in questo modo da Massimo Giletti come sfondo della sua trasmissione Non è l’arena mentre discute dell’emergenza Covid in Campania, è veramente di cattivo gusto se non denigratorio per una città, la sua provincia e una regione intera. La lava che ha eruttato nei secoli scorsi per volere della natura e per un destino già scritto della nostra popolazione, non può e non deve essere richiamata dalla mano improvvida di un grafico imbeccato dagli autori e dal conduttore di una trasmissione giornalistica che dovrebbe fare esclusivamente informazione e non sceneggiate teatrali da “neomelodici di cronaca politica e amministrativa”.

Abbiamo sempre saputo difendere la nostra identità, l’abbiamo sempre fatto con i metodi più disparati: scrivendone sui giornali, esponendo striscioni, affiggendo manifesti o addirittura manifestando in strada. L’amministrazione de Magistris ha deciso, qualche tempo fa, di dotarsi di uno strumento innovativo e abbastanza fragoroso, spesso scaduto nella consueta demagogia, la cifra più significante di questi dieci anni di governo cittadino: lo sportello “Difendi la città”, chiamato a difendere l’immagine di Napoli da chiunque ne denigri l’immagine attraverso rappresentazioni ostili, pregiudizi e stereotipi negativi. Questa attività si avvale della collaborazione dei cittadini che segnalano tutto ciò che a loro parere rappresenta un’offesa alla città, saranno poi gli uffici comunali ad avviare le iniziative del caso come rettifica, querela e azioni risarcitorie.

La delegata del sindaco in materia di “Napoli città autonoma”, Flavia Sorrentino, è la responsabile e coordinatrice di questo progetto, di questo “strumento di reazione immediata” alla minima offesa alla città che, nel caso del Vesuvio eruttante virus trasmesso in diretta nazionale, ha fatto cilecca oppure si è girato dall’altra parte. Come pure si è girato dall’altra parte il sindaco di Napoli, ormai ospite fisso della trasmissione de La 7, che sarebbe dovuto sobbalzare dalla sedia davanti a una rappresentazione tanto offensiva del vulcano emblema di quella città e e di quella provincia di cui – gli ricordiamo – sarebbe in teoria il “primo cittadino”.

Penosa e oltremodo incommentabile la giustificazione del giorno dopo di de Magistris attraverso la più laconica e pseudo innocente delle scuse: «Non avevo visto». Alle tante lamentele relative allo scadimento della qualità della vita in città, si sono unite le tantissime segnalazioni su questa vicenda da parte di cittadini indignati che hanno indirizzato allo sportello segnalazioni che sono rimaste lettera morta per chi le ha ricevute, ma vive e vegete nella mente e nelle intenzioni di voto della stragrande maggioranza dei napoletani: gli stessi che attendono le elezioni della prossima primavera per esprimere democraticamente il loro giudizio su dieci anni di propaganda e di inconcludenza politico-amministrativa.