Il terrorismo internazionale torna a colpire con violenza nel Sahel e questa volta è il Burkina Faso a subire una vera e propria strage. Nello scorso fine settimana un gruppo di islamisti del Gruppo di Sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim), affiliato con al Qaeda è piombato sulla cittadina di Barsalogho, nell’area centro-settentrionale del paese alle spalle del parco nazionale del Sahel. Proprio in questa riserva che si trova nell’area dei tre confini fra Burkina Faso, Niger e Mali si annidano i terroristi che ne hanno fatto la loro base principale per colpire i tre paesi.

Secondo Al Jazeera i morti sono stati 200 ed i feriti 140, per la maggior parte civili compresi donne e bambini. Il governo burkinabè aveva lanciato un laconico alert su possibili operazioni dei jihadisti nella zona ed aveva inviato degli ausiliari dell’esercito a scavare trincee per dare modo alla popolazione locale di trovare un rifugio. Barsalogho è l’avamposto più settentrionale delle forze armate del Burkina Faso ed il più importante centro operativo fra il nord e la capitale Ouagadougou. Se i terroristi islamici prendessero il controllo di questa provincia si aprirebbe la strada che porta direttamente al centro del potere burkinabè. L’attacco ha colto di sorpresa la guarnigione di Barsalogho che insieme ai civili era impegnata a scavare le trincee per difendere la città, l’attacco si è svolto molto rapidamente con l’arrivo di pick-up e moto ed hanno iniziato a sparare su tutti coloro che si trovavano per strada.

L’ecatombe a Barsalogho

Dopo diversi minuti di panico le forze armate burkinabè avrebbero reagito, ma l’attacco aveva già provocato un’ecatombe ed i jihadisti avevano già preso possesso di alcuni mezzi e un numero importanti di armi dell’esercito. Questo è l’attacco più importante subito dal Burkina Faso negli ultimi mesi, ma i paesi del Sahel sono sotto costante minaccia da parte dei network terroristici che agiscono nella regione. Dopo la cacciata dei francesi che per un decennio hanno cercato di combattere i terroristi con risultati deludenti, i tre paesi hanno costituito l’Alleanza del Sahel (Aes) per un mutuo soccorso militare, un’operazione costruita sotto l’egida dell’ex Wagner Group, ridenominato Africa Corps, che è diventato il principale partner delle giunte golpiste che hanno conquistato il potere.

Terroristi più forti dei mercenari di Putin

I risultati dei mercenari russi a fianco delle forze armate locali sono stati però davvero deludenti ed enormi pozioni di territorio sono passate direttamente sotto il controllo dei due gruppi terroristi di Al Qaeda e Stato Islamico che spesso si combattono fra di loro per prevalere. Il Sahel è determinante per gli equilibri dell’Africa centrale ed occidentale e da qui passano le antiche vie carovaniere che portano armi, droga e migranti, un affare enorme per chi riesce a gestire questi traffici. Lo Stato Islamico ha deciso di creare qui un nuovo califfato da espandere poi in tutto il continente africano e la risposta degli stati nazionali e dei loro alleati russi non è in grado di arginare questo progetto che si concretizza ogni giorno di più.

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi