L’ennesimo sangue. Ad Arras, nel nord della Francia. La quiete di una scuola spezzata dall’omicidio di un insegnante e dal ferimento di altre due persone. L’assassino è un ex alunno di origini cecene che secondo le autorità avrebbe accompagnato l’omicidio urlando ‘Allah akbar’. Un omicidio commesso nella giornata che i leader di Hamas, dal loro comodo rifugio in Qatar, avevano scelto per evocare la jihad armata da portare in tutto il mondo.

Ma da tempo ormai le città d’Occidente devono fare i conti con la ‘radicalizzazione’ di molti individui, eufemismo per celare la realtà di una onda di nichilismo vestito superficialmente di senso religioso, ma profondamente politico e soprattutto identitario. Forza oscena ma fascinatrice che mobilita in una orda quasi militare individui perduti, incapaci di riconoscersi nel caos occidentale. Una forza che occupa il vuoto di esistenze condotte in una società che rifiuta e vilipende se stessa. In cui ci si auto-criminalizza, si chiede scusa per ogni fatto del passato. Ci si dimostra arrendevoli.

Una società, soprattutto, debole. Una debolezza percepibile in maniera nitida, in quanto masochisticamente celebrata dalle stesse istituzioni, culturali, politiche, religiose di un Occidente dimentico della propria identità. Una identità condannata, decostruita, eretta a causa primaria di ogni male, in primo luogo da molti intellettuali e politici occidentali. Sacerdoti, educatori, insegnanti, a essere colpite sono non a caso le figure considerate simboli e custodi dell’autorità, della cultura e dell’identità stessa d’Occidente. E solo rivitalizzando questa identità si può integrare chi si percepisce come escluso e offrirgli una prospettiva, un modello forte da contrapporre alla apparente forza della violenza. Questa non è più battaglia di mera sicurezza nazionale, di ordine pubblico, è una battaglia che parte da dentro di noi, per riaffermare ciò che dobbiamo essere. Come ha scritto Etty Hillesum, ‘non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi’.