Il Pd ha ritirato la sua proposta di legge che mirava ad evitare ai bambini piccoli di dover vivere in carcere per non essere separati dalle mamme condannate o arrestate. E chiedeva anche che si escluda la prigione alle donne incinte, concedendo il differimento della pena. Il Pd ha ritirato la proposta – prima firmataria Serracchiani – perché era stata snaturata da una pioggia di emendamenti di Fd’I e della Lega che l’avevano completamente snaturata, facendola diventare, anziché una norma a favore dei bambini e delle donne, una legge contro le donne e i bambini.

La decisione di ritirare la proposta per far decadere la legge e anche gli emendamenti è stata annunciata da Alessandro Zan. La Lega ha reagito immediatamente. Il capogruppo in commissione giustizia della Camera, Jacopo Morrone, ha dichiarato che presenterà un nuovo testo di legge per impedire che le donne evitino la prigione con la scusa che sono incinta o che sono madri di bambini piccoli. Ha detto così. Spalleggiato da Salvini.

A me non riesce facile commentare una iniziativa tanto feroce. Ero convinto che ormai la civiltà in Italia si fosse sviluppata abbastanza per superare la pulsione all’odio verso i sospetti autori di reati (e qui parliamo soprattutto di piccoli reati) anche se si tratta di donne incinta, e addirittura verso i bambini colpevoli solo di essere nati da madri sospettate dalla magistratura.

Sapevo che il giustizialismo è ormai la più forte ideologia sopravvissuta al fascismo e allo stalinismo, ma immaginavo che ormai fosse un giustizialismo temperato. Invece no. Se la Lega presenta un disegno di legge per tenere in prigione anche i bambini più piccoli di un anno, non può essere pura dissennatezza. Deve esserci la convinzione – probabilmente non sbagliata – che in questo modo si intercettano dei sentimenti popolari ancora molto vasti e che possono portare parecchi voti. Speriamo che la legge della Lega non passi. E che il nostro paese non scivoli su questo orrendo sentiero di barbarie.

Purtroppo è probabile che passerà. E la lotta non sarà tra sinistra e destra. Non c’entrano niente sinistra e destra. La battaglia è tra quelli che sono dalla parte della civiltà e del diritto, e quelli che preferiscono idolatrare la pena certa e l’odio. Temo che i secondi siano molto più dei primi.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.