La sindaca non sente ragioni
L’odio di Raggi per la Casa delle donne

Nonostante il Parlamento abbia nel 2020 stanziato 900 mila euro per saldare il debito pregresso della Casa internazionale delle donne a Roma riconoscendo il grande lavoro fatto da associazioni, gruppi, singole, la sindaca Virginia Raggi non sente ragioni. E va avanti nel suo progetto di attaccare uno dei luoghi più importanti in Italia del femminismo e delle donne. Dalla Casa fanno sapere che la sindaca, nonostante siano cambiate le condizioni e nonostante l’impegno anche durante la pandemia, non si fa trovare e non rinnova la convenzione con le associazioni, mettendole di fatto in una situazione di difficile gestione. Ma la vera trappola è ancora un’altra: in una memoria condivisa tra le assessore Valentina Vivarelli, Veronica Mammì e Lorenza Fruci si legge la volontà di dare applicazione a una mozione approvata due anni fa e che di fatto, svuotando la Casa, istituisca un centro di coordinamento dei servizi per le pari opportunità.
È una iniziativa folle perché significa non aver capito l’importanza che questa istituzione rappresenta per la città, nella lotta alla violenza e nel promuovere una cultura di genere. Sono decenni di battaglie, di storie, di esperienze che rischiano di essere messe in un angolo da una ideologia che appiattisce e che mette tutto sullo stesso livello. Il famigerato Uno vale uno. Dalla Casa reagiscono e oggi, alle 12, in Campidoglio, manifesteranno per ribadire le proprie ragioni. «La convenzione della Casa Internazionale delle donne – sottolineano – è stata revocata per morosità. Ora la morosità non c’è più, la convenzione deve essere ripristinata fino alla scadenza naturale del dicembre 2021. Con il comodato gratuito”.
A dire che il comodato debba essere gratuito è stato sempre quel Parlamento che invece Raggi finge di ignorare. Non è la prima volta che le donne manifestano sotto le finestre della sindaca. Così è iniziata la sua esperienza in Campidoglio, così si sta chiudendo. Una vera e propria cecità, anzi un vero e proprio odio. Ma la Casa non si arrende, una casa che è di tutte. E con orgoglio ribadiscano: «Le Case delle donne, cara Sindaca, non sono solo luoghi dove si erogano servizi ma luoghi autogestiti, di democrazia e di cittadinanza attiva, luoghi della cultura delle donne e dell’inclusione sociale, delle pratiche fra donne e a favore delle donne, dove si combatte la violenza maschile e si
sviluppa una nuova cultura che ha le radici nella libertà». Chissà se questa volta Raggi riesce a capirlo.
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