Eccoci di nuovo a parlare dell’ennesima brutta storia. Quella che ha visto coinvolto Francesco Spano, capo di gabinetto del ministro Giuli per soli nove giorni. La velocità con cui oggi la gogna distrugge carriere e persone è diventata impressionante. Questa vicenda va guardata con almeno due punti di vista. Il primo è quello dell’omofobia neanche tanto mascherata, visto che in una chat di Fratelli d’Italia è stato dato del “pederasta” a Spano; visto che – come accadde a me con la nomina che mi fece il ministro Valditara nel dicembre scorso – Pro Vita, questa accolita di intolleranti, ha raccolto 10.000 firme per far revocare l’incarico al capo di gabinetto. Ci è riuscita perché Spano si è dimesso, con il contributo di Report che minaccia chissà quali scandali.

L’omosessuale Spano e il partito di Meloni che prende ordini da Pro Vita

L’omofobia è parte di una lotta all’interno di FdI tra una parte più liberale, ricondotta a Giorgia e Arianna Meloni (e a Giuli), e un’altra che prende ordini da Pro Vita. Questa fazione non ha gradito l’autonomia del ministro della Cultura, che ha liquidato il vecchio capo di gabinetto Gilioli e lo ha sostituito addirittura con un omosessuale. Mi viene in mente la famosa battuta di Gian Carlo Pajetta: io capisco gay, ma Arcigay è troppo! L’omofobia in un piatto d’argento.

L’età della pietra, il cortocircuito dei professionisti: sinistra immobile

Ma attenzione, questa storia va guardata anche attraverso un’altra lente che riguarda sia la destra che la sinistra: un professionista, un manager se è di sinistra non può in nessun modo lavorare con la destra. E se lo accusano addirittura di essere un pederasta, da sinistra non lo difendono perché lavora col nemico. E una certa destra non accetta in nessun modo che uno/una che non ha il pedigree di destra possa avere ruoli di responsabilità nella sua classe dirigente. Il cortocircuito è assicurato, come è assicurato il danno per il nostro paese. Una cosa da età della pietra, da paese sottosviluppato, in preda alla guerra civile.

Prima le idee (politiche) poi le competenze

Che nessuno da oggi si azzardi a parlare di “competenze”, sia a destra come a sinistra. Non ve ne frega niente, non ve ne frega niente del futuro del paese che dovrebbe raccogliere e sostenere le persone adatte nei ruoli di responsabilità. Non siamo un paese che pensa a crescere, a mettere tutti nelle condizioni di aiutare il proprio paese. Perché la politica è così debordante, così invasiva in ogni settore, perché le tue idee vengono prima di quello che sai fare. Ma dove pensiamo di andare così? Che idea di paese avete, a destra come a sinistra? Poi vi lamentate che i giovani scappino? A gambe levate devono scappare se continuate così. Devono prima di tutto trovare dei padrini politici, poi quello che sanno fare conta qualcosa. Forse.

Ho lottato una vita contro questa logica, l’ho fatto quando ero in Parlamento e continuerò a farlo sempre. È un appello che faccio a tutti, perché mi occupo di scuola di formazione e di educazione: deponete le armi, che non vuol dire eliminare la dialettica politica. Perché i diritti civili sono patrimonio di un paese. Quindi smettete di scannarvi sulla pelle di omosessuali e transessuali: trovate soluzioni alla nostra piena cittadinanza e infine fate politica, non propaganda. Non se può più!

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Ho lavorato in tutte le istituzioni italiane: Assessora al Comune di Firenze, Presidente di Agensport - Regione Lazio, Deputata della Repubblica, Consigliera di tre Ministre della Repubblica. Dal 2016 sono Coordinatrice del Comitato Organizzatore di “Didacta Italia”, l’edizione italiana di “Didacta International” la Fiera della Scuola più importante del mondo che si svolge in Germania. Sono sposata con Ricarda Concia, criminologa tedesca, con cui vivo a Francoforte dal 2014.