Si apre con l’elenco di quattro precedenti sullo stesso argomento la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che “con grave preoccupazione”, il 28 agosto scorso, registrava “l’intensificarsi degli scambi di fuoco attraverso la Linea Blu dall’8 ottobre 2023”. Per intendersi – anche se in realtà è un po’ più complicato – diciamo che la “Linea Blu” è un tratto convenzionalmente interposto tra Libano e Israele, sottoposto a un regime di monitoraggio dell’Onu stessa e sul quale insistono obblighi per le parti confinanti oltre che per l’UNIFIL (la forza di interposizione dell’Onu presso quella zona di confine).

L’Onu scopre gli attacchi di Hezbollah dopo 11 mesi

Ora, le preoccupazioni tardo-agostane delle Nazioni Unite – che pure facevano riferimento all’8 ottobre dell’anno scorso – omettevano di intrattenersi su chi fosse il soggetto responsabile di quella “intensificazione” del fuoco: vale a dire Hezbollah, che appunto da quasi un anno bombarda i civili israeliani senza che la cosa turbi l’azzurra serenità newyorkese da cui promanano le risoluzioni dell’Organizzazione affidata alle cure di sua eccellenza, il segretario generale Antonio Guterres. Quello che ieri, dai propri profili social, in uno sbalorditivo contatto con la realtà, si diceva “profondamente allarmato dai continui attacchi di Hezbollah contro Israele”. Il guaio è che quegli attacchi non continuano da due giorni, ma da più di undici mesi: un periodo lunghetto, durante il quale non si sa dove fossero né l’Onu né la forza di interposizione UNIFIL cui competerebbe, tra l’altro, di “garantire che la sua area di operazioni non sia utilizzata per attività ostili di qualsiasi tipo”.

Il ruolo anonimo del governo libanese

Per non dire del paese in cui razzolano le milizie filo-iraniane. Perché anche quello, il Libano, non si sa che cosa abbia fatto per ottemperare all’obbligo, sempre di marca Onu, di “rendere sicuri i propri confini e gli altri punti di ingresso per impedire l’ingresso in Libano, senza il suo consenso, di armi o materiale connesso”. Posto che quei confini non sono sicuri proprio per nulla, se non per le violazioni di Hezbollah, vien da credere che le ipotesi siano due. La prima: che il governo del Libano non abbia controllato proprio niente in questi anni. La seconda: che ha controllato, sì, e ha lasciato fare. Cioè ha lasciato che i terroristi si approvvigionassero di armi e ne facessero uso contro i civili israeliani. D’altra parte la risoluzione lo precisa: “senza il suo consenso”. Vedi mai che la dotazione di cui gode Hezbollah, quasi duecentomila tra missili e razzi, sia stata messa insieme nel rigoroso rispetto delle direttive Onu, e cioè con il consenso libanese.

Intanto la stampa coi fiocchi di questo nostro Bel Paese titola: “Libano sotto le bombe di Israele”. Uno guarda indietro e cerca su quella stampa, in undici mesi di prime pagine, un titolo così: “Israele sotto le bombe di Hezbollah”. Vai a trovarlo.