Europa
L’ostruzionismo di Orban sull’Ucraina rischia di paralizzare il Consiglio europeo
Il premier ungherese è convinto della necessità di cambiare approccio generale sulla guerra in Ucraina, mentre aleggia lo spettro di un grave fallimento per il vertice dei capi di Stato e di governo

Il Consiglio di dicembre potrebbe essere l’ultima occasione per l’Unione Europea di compiere passi avanti, soprattutto nel suo supporto a Kiev. Ma più si avvicina, più sembra aleggiare lo spettro di un grave fallimento per il vertice dei capi di Stato e di governo del 14 e 15 dicembre. E la colpa è di Viktor Orban, ma non solo. Al centro delle discussioni tra i leader del Vecchio Continente, infatti, si staglia il sostegno finanziario e politico all’Ucraina. La Commissione Ue ha avanzato la proposta di avviare i negoziati sull’adesione di Kiev all’Unione, questione su cui il premier ungherese ha ribadito più volte la sua contrarietà. Ieri ha definito la proposta dell’esecutivo europeo “infondata e mal preparata”.
Secondo Orban, l’iniziativa per promuovere il processo per l’ingresso di Kiev in Ue “non coincide con gli interessi di molti Stati membri, di certo non con quelli dell’Ungheria”. Una chiusura totale, anzi no. Il premier ungherese ha infatti invitato a organizzare meglio il vertice, suggerendo alla Commissione di “tornare quando sarà stato raggiunto un accordo”. L’idea che Orban stia alzando la posta per sfruttare la situazione è qualcosa di più di un’ipotesi, ma il leader ungherese è convinto della necessità di cambiare approccio generale sulla guerra in Ucraina, con il favore del suo amico Vladimir Putin. Charles Michel si è recato a Budapest il 27 novembre per discutere con lui, per provare invano ad ammorbidirlo.
I negoziati e gli aiuti economici
Intanto negli ultimi giorni da Bruxelles è arrivata la promessa dello sblocco di alcuni fondi, congelati per le violazioni dello Stato di diritto a Budapest. La Commissione sta lavorando per scongelare circa 10 miliardi di euro, in modo da superare l’ostruzionismo di Orban. Oltre ai negoziati sull’adesione c’è anche il pacchetto di aiuti economici. L’esecutivo europeo ha proposto un sostegno all’Ucraina da 50 miliardi di euro, tra prestiti e sovvenzioni, nei prossimi quattro anni. Un pacchetto su cui 26 membri su 27 sono d’accordo. All’appello manca anche qui l’Ungheria, pronta a giocarsi il suo decisivo potere di veto. La cifra, però, è presente all’interno di un’ipotesi più ampia di revisione del bilancio comunitario, che comprende un aumento di quasi 100 miliardi, 66 più 33 di prestiti, tra il supporto a Kiev, la gestione dell’immigrazione e altri dossier. E qui non si può ricondurre tutto a Orban.
Le posizioni dei Paesi europei sono differenti, con in testa i cosiddetti “frugali” che vorrebbero una riassegnazione dei fondi ancora non spesi nel bilancio pluriennale 2021-2027. Anche la Germania è di questo avviso, ma le difficoltà interne al governo, e la bocciatura della Corte Costituzionale tedesca sul passaggio di risorse a debito in un fondo per il clima, hanno complicato le discussioni.
L’accordo tra l’UE e il Mercosur
In più c’è la questione delle trattative sull’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Mercosur, l’organizzazione di libero scambio tra i Paesi del Sudamerica. L’intesa sembrava in dirittura d’arrivo questa settimana, ma ha subìto una drastica frenata sia per l’opposizione della Francia di Emmanuel Macron sia per quella del neo presidente argentino Javier Milei. Tanto che la delegazione europea, con il commissario al commercio Valdis Dombrovskis, ha annullato il viaggio in Brasile. I tentativi del presidente brasiliano Lula e del cancelliere tedesco Olaf Scholz sembrano per adesso non portare i frutti sperati. L’intesa conclusa prima del Consiglio di metà dicembre avrebbe portato lustro alla presidenza spagnola, uno dei principali sponsor dell’accordo. Così come a pochi giorni dal vertice del 14 e 15 dicembre si inserisce il summit Ue e Cina previsto a Pechino il 7 dicembre. Colloqui che non si preannunciano facili visto il periodo non roseo per le relazioni tra Bruxelles e il Dragone.
Nel 2024 le elezioni europee catalizzeranno le attenzioni dei leader, soprattutto di chi in campagna elettorale sarà tentato di remare contro l’Ue, come si è visto anche nel raduno delle destre europee a Firenze organizzato dalla Lega di Matteo Salvini. Per questo il Consiglio di dicembre è forse l’ultima chance nel prossimo futuro per permettere uno scatto all’Unione su Ucraina e sul bilancio.
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