Claudio Lotito c’era arrivato prima: “Ho indicato la strada 20 anni fa e oggi il mio esempio può essere seguito”. Il delicato rapporto tra società di calcio e ultras dovrebbe prendere spunto dal suo caso, almeno stando a quanto racconta il Presidente della Lazio e Senatore di Forza Italia, intervistato dal Messaggero dopo il blitz nelle curve di Inter e Milan che ha portato all’arresto di 19 esponenti del tifo organizzato per il giro di estorsioni sui biglietti e trasferte Champions, sui parcheggi intorno al Meazza e su gadget e bibite in vendita sempre nei pressi dello stadio milanese. Lotito dice “Basta con quelli che vogliono fare i tifosi per professione per guadagnare soldi”, ricordando che “è arrivato il momento di non legittimare più i delinquenti”.  Rivendica la sua posizione: “Sono stato il primo, ho fatto una scelta di campo fra consenso e legalità ho scelto la legalità“.

Lotito, il no alle pressioni ultras: niente biglietti gratis, stop alle trasferte pagate

Una decisione che ha portato indubbiamente delle ripercussioni pesanti: “Per la sicurezza personale e della mia famiglia. Vivo sotto scorta, ricevo minacce, cortei e cori contro, ma tengo il punto. Le contestazioni che mi fanno non riguardano il mercato, è una scusa per costringermi a vendere perché io non ho mai ceduto a nessun privilegio”. Riceve complimenti in aula per aver già riportato tutto alla commissione antimafia, e alle pressioni della curva racconta di aver sempre risposto a muso duro, senza concedere abbonamenti o biglietti gratis, “frenando le trasferte pagate dalla Lazio”.

L’incontro con Diabolik e le bombe: “Io sto dalla parte delle guardie”

Lotito ricorda tentativi di intimidazione e persino di attentati: “Sono scampato a bombe, e ogni volta ho dovuto rafforzare la mia sicurezza personale. Racconto sempre di quando incontrai quattro tifosi della Lazio a piazza Cavour, davanti al cinema Adriano. C’era anche Piscitelli. Si presentò dicendo ‘presidè, buonasera, io sono Diabolik’. Lo guardai e gli risposi ‘buonasera, ispettore Ginko‘. Gli dissi che stavo dalla parte delle guardie. Sono contro i soprusi, è una mia indole, fa parte del mio DNA. I miei colleghi? Non l’hanno fatto perché era più comodo assecondarli”.

Infine la soluzione per risolvere: “Lo Stato (cioè anche lui col suo ruolo di Senatore dopo l’elezione nel collegio uninominale del Molise) deve prendere dei provvedimenti normativi affinché il calcio non diventi ostaggio di associazioni criminali che utilizzano questo sport, e altri, per fini che non sono sportivi”.

Redazione

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