Sia Luca Piscopo che due amiche positivi al batterio della “salmonella enterica” dopo aver mangiato nel ristorante di sushi a Napoli. E’ quanto emerge dai primi accertamenti sulla morte del giovane 15enne avvenuta lo scorso 2 dicembre, nove giorni dopo il pranzo nel locale del Vomero insieme ad altre tre compagne di classe del liceo Pansini.

Commercio di sostanze alimentari nocive”. Questa la motivazione con la Procura di Napoli a disporre il sequestro, giovedì 16 dicembre, del ristorante. Una prima ispezione è avvenuta il 3 dicembre, il giorno dopo la morte di Luca, da parte dei carabinieri del Nas. In quell’occasione i militari sequestrarono alimenti privi di tracciabilità e ritenuti in cattivo stato di conservazione, ma il ristorante era rimasto aperto al pubblico fino a due giorni fa quando è stata disposta la chiusura con i Nas che, oltre a rilevare condizioni igieniche precarie, hanno prelevato altri alimenti da sottoporre ad analisi. Resta da chiedersi perché controlli del genere vengono effettuati solo dopo tragedie analoghe o con una frequenza saltuaria.

L’inchiesta sulla morte di Luca Piscopo è condotta dai pm Federica D’Amodio e Luigi Landolfi. Oltre alla chiusura del ristorante, sono stati iscritti nel registro degli indagati (un atto dovuto per disporre l’autopsia) il titolare del ristorante del Vomero e il medico di base del 15enne che gli aveva somministrato una terapia farmacologica nei giorni successivi al pranzo, nel tentativo di debellare una eventuale infezione. Terapia che aveva portato gradualmente Luca a stare meglio, poi le sue condizioni sono inaspettatamente precipitate e il 2 dicembre i genitori lo hanno ritrovato senza vita nel letto della sua stanza intorno all’ora di pranzo. L’indomani Luca avrebbe dovuto sostenere ulteriori esami disposti proprio dal medico di base. 

A fare chiarezza sarà l’esito dell’autopsia effettuata la scorsa settimana al Secondo Policlinico di Napoli. Luca, sostengono i genitori difesi dall’avvocato Marianna Borrelli, “era sano, non aveva patologie pregresse”. L’esame autoptico cristallizzerà eventuali responsabilità mediche così come chiarirà ogni dubbio sulla gravità dell’intossicazione alimentare avuta dopo aver mangiato nel ristorante di sushi o su eventuali patologie pregresse non a conoscenza della famiglia.

Nel frattempo sui social è partita la gogna contro il ristorante in questione, chiuso da pochi giorni e gestito da un imprenditore cinese. Numerosi i commenti e le recensioni negative che si stanno susseguendo in queste ore. Un attacco che sta mettendo in cattiva luce buona parte del settore sushi e anche la formula “all you can eat” dove in cambio di una cifra fissa (generalmente 15 euro a pranzo e 22 a cena, escluse le bibite) si mangia tutto quello che si vuole.

Dure e comprensibili le parole della sorella Fatima dopo i primi risvolti investigativi: “Lo avrete sulla coscienza per il resto delle vostre vite” scrive la donna che nei giorni scorsi aveva chiesto giustizia: “Nessuno mai mi ridarà mio fratello, nessuno più mi ridarà il suo sguardo innocente… ma chi ha sbagliato ora ha un’anima innocente sulla coscienza e pagherà per tutto il male che ha causato alla nostra famiglia. Luca tu vivrai in eterno, nei posti più belli del mondo”.

 

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