Spettacoli
Selvaggia Lucarelli contro Chiara Ferragni, l’arte di avere sempre da ridire e mai niente da dire
L’arte di aver da ridire senza mai dire niente. Una sfilza di insulti, di paroline al veleno con tanto di diagnosi del profilo psicologico di Chiara Ferragni. Chi la fa? La solita Selvaggia Lucarelli, l’insultatrice seriale. E va bene la critica, per carità, e va bene anche farla senza edulcorare la pillola, ma scrivere con una penna intrisa di odio e violenza verbale, non è giornalismo e non è critica. Non è nulla, è un post su Facebook che inneggia all’odio. È una donna che si scaglia contro un’altra donna e lo fa in modo volgare: la Lucarelli è la prima haters della Ferragni.
“Ha un orizzonte emotivo, professionale e culturale che non va oltre le sue ciabatte Gucci”. E ancora: “Non conoscendo nulla del mondo, non avendo interessi o curiosità che non siano se stessa e l’immagine di se stessa che arriva agli altri, non è abbastanza modesta e consapevole da comprendere i suoi limiti e i margini di miglioramento”, afferma Lucarelli. “Forse negli ultimi tempi i più ingenui si sono bevuti la manfrina furba sulle sue paure e sulle fragilità tatuate sulla pelle, ma non è vero che Chiara Ferragni è insicura – scrive -. Non ha paura di non essere abbastanza, ha paura di fallire, che è un’altra cosa. Il suo non è un problema con se stessa – lei si piace moltissimo – è un problema con l’eventuale dissenso del pubblico. Come tutti i narcisisti patologici ha un’enorme paura di essere smascherata“.
Qui la Lucarelli si trasforma in psicologa e si sente di poter dire con certezza che Chiara sia affetta da narcisismo patologico. E se anche fosse? È bello mettere in piazza la debolezza di una persona? Di una donna? E poi, quali titoli ha la Lucarelli per diagnosticare il narcisismo patologico alla Ferragni? E poi, per inciso, tutti abbiamo paura di fallire, di fare brutta figura o di non essere all’altezza. È normale, sdoganiamo la paura e il fallimento. E ancora: “Il suo artefatto manifesto del femminismo si è trasformato nell’operazione più anti-femminista che si potesse partorire”.
Quindi, l’appello finale di Selvaggia Lucarelli: “Ridateci la Chiara Ferragni privilegiata che ci sbatte in faccia la sua ricchezza e il suo narcisismo sfrontato senza voler sembrare la piccola fiammiferaia. Quello, a suo modo, era pensarsi libera. Ora è piena di catene e il bello è che se l’è messe da sola“. È nata ricca, lo è diventata di più con il suo lavoro. È bella. Non è una piccola fiammiferaia, ovviamente. Ma dov’è la critica? La lettura trasversale del monologo della Ferragni, che per carità era egoriferito e può non piacere, ma la lettera della Lucarelli è molto peggio.
Meglio non dire niente come Chiara che mettere in fila una serie di insulti. Certo, personalmente, anche a me è piaciuto di più il monologo di Francesca Fagnani ma non per questo mi sento di dire che la Ferragni è una deficiente e per altro anche narcisista patologica. Nelle parole della Lucarelli non c’è una polemica, non c’è un dibattito costruttivo, un confronto, niente di niente. Solo l’ennesimo insulto gratuito. La Lucarelli avrebbe potuto scrivere un monologo e dire: quello di Chiara non mi è piaciuto, ecco cosa avrei detto io se mi avessero invitata sul palco dell’Ariston. E invece no, deride gli altri, dice sul detto degli altri, non dice niente lei.
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