Luciano Violante: “Meloni pericolosa frase grave, quasi si auspicasse indagine sulla premier”

LUCIANO VIOLANTE PRESIDENTE GRUPPO MULTIVERSITY

Luciano Violante, magistrato a Torino negli anni di piombo, dal 1977, poi ordinario di Procedura penale e Presidente della commissione Antimafia dal 1992 al 1994, è diventato Presidente della Camera (con i Ds) nel 1996. Oggi è presidente onorario di Italia Decide e dal 2019 presiede Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine. «Non è accettabile quello che leggo, i magistrati non possono schierarsi come controparte politica», dice a proposito della contestata mail di Marco Patarnello.

Parliamo della mail del Procuratore generale della Cassazione. Esiste quella che qualcuno chiama “opposizione giudiziaria?”
«Io credo che il magistrato per le sue specifiche funzioni, e per l’ampia discrezionalità che le caratterizza,  debba essere sobrio,  astenersi sempre e comunque da giudizi che riguardano l’attività politica. Altrimenti è inevitabile che  si diventi controparte. E se più di 30 anni di conoscenza me lo permettessero, direi che anche il Presidente del Consiglio non può diventare una controparte di un magistrato. Chi sta a Palazzo Chigi guarda al futuro del Paese, a cosa dev’essere l’Italia nei prossimi 10, 15 anni,  alla sua direzione di marcia. Le polemiche non servono».

Rispetto alla mail del Procuratore Patarnello quindi lei ravvisa…?
«Ho letto il testo integrale. Una mail sbagliata scritta da un magistrato stimato  che tra l’altro dice che “non bisogna fare opposizione giudiziaria”. Ma se fossi in mala fede penserei che allora il tema della opposizione giudiziaria c’è, ma è inammissibile. Quello che un magistrato dice  in una situazione di forte polarizzazione davanti alla opinione pubblica diventa parte della sentenza che scrive.  Dunque può fare una sentenza splendida, ma se nel frattempo hai fatto un errore di comunicazione, quell’errore  diventa parte della sentenza».

Sa cosa risulta indigeribile nella mail del dottor Patarnello? Che Meloni risulti pericolosa, perdipiù non avendo inchieste aperte. Sembra una sollecitazione in tal senso.
«È una frase grave. Quasi si auspicasse che qualcuno apra una indagine penale sul Presidente del Consiglio. Un errore inaccettabile».

Raccomanderebbe una regola di condotta diversa, una terzietà rispetto al dibattito pubblico?
«Il magistrato, anche se sollecitato, non deve mai essere parte di un conflitto».

Proprio in questi giorni le polemiche vanno sul giudizio sferzante che il ministro Nordio ha dato sul “giudizio abnorme” sulla vexata quaestio del centro migranti in Albania?
«Con tutta l’esperienza che ha il ministro Nordio, un atteggiamento più cauto sarebbe stato auspicabile. Vale lo stesso principio, anche il ministro della Giustizia ha delle responsabilità specifiche su questo terreno:  può fare ispezioni, promuovere azioni disciplinari, andare a vedere quel che succede nei tribunali e nelle carceri.  Capisco che l’appartenenza al governo contempla anche dei vincoli disciplinari per i componenti stessi del governo, ma proporrei un maggiore equilibrio. Anche perché gli atteggiamenti di Carlo Nordio, prima di diventare ministro, erano molto più garantisti. Anche troppo».

Perché scusi, il garantismo può essere eccessivo?
«Quando trascuri i diritti delle vittime, certamente».

Veniamo alla questione della lista dei paesi sicuri. Si può cambiare in corsa?
«Dipende dai criteri con cui si stabilisce che un Paese è sicuro. L’Egitto è sicuro o no? Per chi? Da anni non ci danno i nomi dei quattro che hanno assassinato Regeni. Un paese così forse sicurissimo non è. Il problema non riguarda me, magari. Se vado io in Egitto, è sicuro. Un paese, in Africa soprattutto, che oggi è sicuro, tra qualche tempo potrebbe non esserlo più. Così come ci sono paesi sicuri per gli eterosessuali, non sicuri per gli omosessuali. La sicurezza dev’essere per tutti».

Un po’ un pasticcio, questo dell’Albania.
«Governare è difficile. E sul tema dell’immigrazione nessuno ha trovato una soluzione, in Europa. La Turchia adesso ha chiesto 24 aerei militari in cambio di un argine all’emigrazione dei profughi da Libano e Siria… Nessuno ha trovato una soluzione efficace e rispettosa dei dirirtti umani; tutti i tentativi hanno visto emergere più difficoltà che soluzioni. Aspetterei cinque o sei mesi per valutare gli esiti dell’operazione in Albania, che per il momento ha avuto un vistoso inciampo. Il Presidente dell’Uganda in una vigorosa intervista a Il Sole 24Ore,   ha chiesto l’abolizione dei dazi di Europa e Stati Uniti sui prodotti finiti africani, che penalizzano i giovani coltivatori del suo Paese. Se fosse  vero, questa può essere una strada giusta, nella logica del piano Mattei».

Tornando alla giustizia, il Csm vede ancora le correnti come descritte da Palamara…
«Le correnti esistono e tendono sempre a esercitare il massimo del potere all’interno della magistratura. Il tema è evitare che esse  decidano della carriera dei magistrati. Bisogna evitare che l’appartenenza prevalga sulla competenza».