Due le scuole di pensiero sull’impresa Ucraina che prosegue in Russia, nella regione di Kursk, dove funziona una delle più grandi centrali termonucleari. C’è quella, occidentale e americana, che mostra un certo disappunto, forse anche per mantenere le distanze dalle furie putiniane. Secondo questa scuola, che ha le sue radici nel Dipartimento di Stato, gli ucraini hanno fatto un colpaccio più mediatico che militare per rianimare il morale della popolazione e delle truppe, sperando di poter scambiare territorio con territorio, e i coscritti russi arresi in massa con valenti soldati ucraini prigionieri capaci di combattere.

I russi, anziché dare segnali di furia o di minaccia atomica, continuano la loro lenta ma vincente pressione nel Donbass ucraino e fanno finta che a Kursk ci siano stati sporadici casi di terrorismo ucraino. Questo, sul piano mediatico, perché la comunità delle madri dei ragazzi mandati al fronte è agitatissima e organizzata. E il tentativo del Cremlino di nascondere ai russi ciò che sta accadendo nell’area di Kursk occupata dal nemico sta fallendo: i cellulari e i siti sono intasati di notizie. In Ucraina tutti sperano che il Ministero della Difesa ritiri le truppe dal Donbass, dove seguitano ad avanzare. Per spingere i russi a farlo, gli ucraini in Russia stano distruggendo uno a uno i ponti su cui passano i rifornimenti per chi combatte nel Donbass.

Minacce atomiche

L’altra scuola di pensiero molto diffusa sui siti russi è che l’esercito di Kiev abbia compiuto una prodezza inaspettata, sfondando là dove la presenza russa consiste in piccole guarnigioni di frontiera: impresa già compiuta con grande successo nell’area contigua di Belgorod quando il ribelle Prigozhin si mise a marciare su Mosca, accolto dalla popolazione che si faceva i selfie mentre i carri armati facevano il pieno. Paradossalmente, sono più i russi a dar credito all’invasione degli ucraini, trattandola con il maggior rispetto possibile. Nell’ultimo discorso alla televisione di ieri, il Presidente Putin, con un tono calmo e quasi distratto, si augurava che le truppe ucraine non facessero danni irreparabili alla centrale nucleare, specificando che qualsiasi inconveniente dovrà essere messo in conto all’Ucraina. È una risposta quasi condominiale alla quale si aggiunge quella di un uomo che di mestiere fa l’energumeno politico: il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Mendeleev, che da quando è cominciata l’invasione ha gridato e promesso minacce atomiche apocalittiche – come affondare l’Inghilterra o ridurre in cenere la Polonia.

L’Ucraina che avanza

Di colpo, un agnellino. Il signor Mendeleev si dice preoccupato ma anche fiducioso del comportamento degli ucraini in Russia, come se si trattasse di gitanti un po’ scapestrati. Nessuna minaccia violenta, nessun tono apocalittico. E il corpo ucraino in Russia ogni giorno conquista nuovi chilometri e cattura villaggi. Putin aveva anche elaborato una sua teoria sull’uso delle armi atomiche cosiddette tattiche, in realtà più micidiali di quella di Hiroshima, che ha fatto montare sulle rampe in Bielorussia già pronte al lancio, da usare – disse – nel caso in cui la madrepatria russa fosse stata invasa. Ora accade che la madrepatria è invasa. Putin ha comunicato di avere dato ordine di estromettere gli ucraini invasori entro ottobre.

Ha anche fatto organizzare un costoso sistema per evacuare centinaia di migliaia di cittadini strappati alle loro case colpite dall’artiglieria o perché insicure. Questa gente viene poi ricoverata in campi per terremotati e fornita dello stretto indispensabile, ma si tratta di una massa di civili disperati che telefonano a tutti gli amici in tutta la Russia raccontando ciò che sta capitando, mentre la televisione russa non dice una parola chiara e meno che mai mostra immagini. Si parla con un certo fastidio di alcune bravate terroristiche che gli ucraini ci sono permessi di perpetrare all’interno della Russia: il cittadino medio udendo queste parole pronunciate con vigore dagli speaker televisivi a sua volta grida “Basta! Uccideteli! Il terrorismo ucraino deve finire”.

La blasfema novella

Ma la massa degli sfollati ha ormai diffuso la blasfema novella: per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale la Russia è invasa, il nemico avanza usando armi nuovissime e anche di origine sovietica. Armi ben riciclate e con cui si trovano a loro agio, acquistate nel Kazakistan dove una massa incalcolabile di armamenti sovietici sono stati recuperati e immagazzinati per essere poi all’occorrenza revisionati e venduti al miglior offerente. E in queste ore si assiste ad uno scontro di cui non trapelano notizie fra Russia e Kazakhistan, mentre il corpo di spedizione ucraino appare ben rifornito e, per ora, non ostacolato dai russi.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.