Volodymyr Zelensky non lo nasconde più. La situazione in prima linea è sempre più critica. E l’apertura del fronte di Kharkiv da parte dei russi rischia di essere un colpo molto duro da assorbire. Il presidente ucraino lo sa bene. E ne è consapevole anche il segretario di Stato americano Anthony Blinken, che ieri è volato a Kiev per confermare la volontà di Washington di non abbandonare l’alleato. “Gli aiuti ora stanno arrivando. Una parte è già arrivata e il resto arriverà e farà la differenza contro l’aggressione russa sul campo di battaglia”, ha detto Blinken a Zelensky.

Il leader ucraino ha ringraziato: conscio che quel pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari solo di recente sbloccato dal Congresso Usa, può fare la differenza tra la resistenza e il collasso. Ma il capo dello Stato sa anche che l’arrivo delle agognate forniture belliche americane potrebbe non essere sufficiente. O quantomeno potrebbe diventare inutile se nel frattempo non si ferma il martellante bombardamento russo su tutto il Paese e la spinta propulsiva di Mosca sul fronte nord-orientale. “Oggi abbiamo veramente bisogno di due sistemi Patriot per Kharkiv, per la regione di Kharkiv, perché ci sono persone sotto attacco. Civili, combattenti, tutti sono sotto i missili russi”, ha detto Zelensky a Blinken.

La richiesta di aiuto del presidente ucraino è confermata anche dalle ultime novità dal campo di battaglia, che hanno certificato un’altra giornata difficilissima per Kharkiv e i suoi abitanti. Un missile russo ha centrato un edificio della città provocando 16 feriti. E il sindaco, Igor Terekhov, ha riferito di almeno quattro esplosioni. Per l’Ucraina, la difesa dal cielo è diventata una questione di vitale importanza. E lo hanno messo in chiaro anche gli ultimi dati del Wall Street Journal, che segnalano un vistoso calo del numero di razzi e droni intercettati dalle forze di Kiev.

Il Paese invaso è a corto di missili, e deve centellinarli per evitare che i bombardamenti russi esauriscono completamente i suoi arsenali. Stati Uniti e alleati europei cercano di fare il possibile. Dopo l’arrivo di Blinken, anche il presidente francese Emmanuel Macron ha sentito Zelensky assicurando che “nei prossimi giorni e settimane” arriveranno aiuti da Parigi. Ma sia Washington che i partner del Vecchio Continente non possono rifornire immediatamente le forze ucraine. Vladimir Putin ha calcolato bene i tempi, ed è per questo che ha iniziato il suo quinto mandato da presidente con due manovre.

La prima consiste nell’aumento dei raid contro le infrastrutture strategiche ucraine, in particolare quelle energetiche. Come ha scritto Politico, il Military Media Center del ministero della Difesa ha riferito che solo l’11 maggio i russi hanno attaccato 106 infrastrutture in nove diverse regioni dell’Ucraina, “lasciando migliaia di famiglie senza elettricità”. La seconda manovra è quella terrestre, con le sue truppe del Cremlino che spingono sul fronte orientale puntando in particolare su Chasiv Yar.

Il governo ucraino, per evitare che i civili restino intrappolati negli scontri, ha evacuato quasi seimila residenti delle aree soggette all’avanzata di Mosca. E mentre le truppe si riposizionano e provano a resistere, il capo del servizio di intelligence militare, Kyrylo Budanov, prova a evitare che la popolazione e le truppe vadano nel panico. Al New York Times, l’alto funzionario ucraino ha confermato che la situazione a Kharkiv è sempre più vicina al baratro. Ma allo stesso tempo è stato proprio Budanov ieri a smentire le notizie sui “successi significativi” dei russi nell’area. “Non è vero che il nemico stia avendo un successo significativo. Va ricordato che la situazione è abbastanza tesa e cambia molto rapidamente. Da ieri pomeriggio la tendenza si è stabilizzata”, ha spiegato Budanov.

Parole di conforto che però non possono nascondere le difficoltà sempre più evidenti, confermate anche dallo stesso capo dell’intelligence militare, che ieri ha ammesso che tutte le truppe ucraine sono a Kharkiv o a Chasiv Yar. “Ho usato tutto quello che abbiamo. Purtroppo, non abbiamo più nessuno di riserva”, ha confessato Budanov. La situazione è critica. E come ha scritto Politico, i comandi ucraini pianificano anche il rafforzamento di Kiev con cinque brigate costituite nelle prossime settimane. Il segnale è chiaro: i militari non possono escludere l’ipotesi di un blitz verso la capitale. Una scena già vista nei primi giorni di guerra. Ma questa volta Mosca ha imparato la lezione.