Un miliardo subito. L’Unione Europea c’è, mostra di esserci. E lancia con questo primo miliardo per Kiev la testa del ponte teso verso l’adesione. Ed è la testa delle istituzioni a volerci mettere la firma. Ursula Von der Leyen rivendica l’operazione: «È in arrivo la prossima tranche di sostegno finanziario dell’Ue all’Ucraina. Questo miliardo di euro rafforzerà lo Stato ucraino in una fase cruciale. Con il via libera odierno del Consiglio, il denaro dovrebbe arrivare in Ucraina già questo mese. Siamo al fianco dell’Ucraina, ora e nel lungo periodo». Una notizia che a Kiev accolgono come un goal ai Mondiali. Ce n’era bisogno.

La guerra costa, e molto. Armi e munizioni costano, mentre si perdono lavoratori, non si coltivano i campi, non si esportano le derrate. Un bel disastro che Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, non nasconde. «L’Ucraina sta affrontando una crisi importante di finanziamenti. Per quest’anno parliamo di 39 miliardo di euro. Abbiamo visto impegni nel G20 per circa 20 miliardi di euro però chiaramente c’è bisogno di maggiore lavoro e per questo c’è la proposta della Commissione per arrivare a nove miliardi di euro. Un miliardo è quello su cui ora c’è accordo e potremo procedere con l’erogazione», ha detto ieri Dombrovskis al termine dell’Ecofin. «Per quanto riguarda i restanti otto miliardi di euro si tratta di affrontare l’aspetto delle garanzie da parte degli Stati membri. Perché considerando i rischi molto elevati e l’importo molto elevato, servono garanzie aggiuntive e su ciò stiamo ancora discutendo», ha evidenziato.

La guerra è una partita a poker e l’Europa, per ora, copre la mano. Il gioco si fa duro per tutti. Per Mosca l’impatto economico è mostruoso e non ha aiuti esterni. Le sanzioni da un lato e i costi economici insostenibili dall’altro sono fattori che spingono a mettere un time limit alla guerra. L’ulteriore taglio del gas russo all’Italia, e parallelamente alla Germania, implica una riduzione netta degli incassi russi sul fronte idrocarburi. «L’80% di quello che Gazprom incassa da voi italiani, diventa fornitura di armi per massacrare soldati e civili ucraini», ci aveva detto ieri Vitalij Klyčko, il sindaco di Kiev. «Praticamente voi chiedete gas e quello si tramuta in sangue. Sangue ucraino», ha precisato l’esponente politico. Il paragone è forte, ma l’equazione non è esagerata. Con la compensazione cinese e indiana la Russia prospetta una perdita netta rispetto agli acquirenti europei di oggi. Tanto più che oltre al miliardo Ue, anche gli Stati Uniti forniranno una nuova tranche di aiuti economici all’Ucraina per un importo di 1,7 miliardi di dollari: lo ha annunciato il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen. Questa nuova tranche arriverà da Usaid, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, dal Dipartimento del Tesoro e dalla Banca Mondiale.

Fa parte di un pacchetto di aiuti da 7,5 miliardi di dollari dagli Stati Uniti, promesso a Kiev a maggio. Il denaro è destinato a pagare gli stipendi dei lavoratori nei servizi essenziali, compreso il settore sanitario, e ad alleviare l’acuto deficit di bilancio causato dalla “brutale guerra di aggressione” del presidente russo Vladimir Putin, ha reso noto l’Usaid, Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, in una nota. Kiev esulta: È “un investimento che ci avvicina alla vittoria”. Viktor Liashko, ministro della Salute ucraino, ha osservato che pagare gli stipendi degli operatori sanitari diventa ogni mese più difficile “a causa del peso schiacciante della guerra”. Dunque, come ci ha risposto Vadym Svyrydenko, consigliere del presidente Zelensky, «chi non vuole avere a che fare con le armi, ci aiuti con la sanità, ci metta in condizione di curare le persone, con farmaci, apparecchiature, elettromedicali». Gli aiuti Ue per pagare gli stipendi della sanità serviranno dunque anche a spostare l’asse dal fronte caldo alle corsie di ospedale. E a rimettere in funzione strade e porti, quando non anche gli aeroporti. Infrastrutture indispensabili per tornare a distribuire il grano nel mondo. «La questione del grano e le sue esportazioni dall’Ucraina deve essere risolta sotto gli auspici delle Nazioni Unite», ha sottolineato ieri il ministero degli Esteri di Kiev, in vista dei colloqui a quattro in programma in Turchia per sbloccare le forniture di grano dal Paese.

In tutti gli stati membri dell’Unione si pone il tema del supporto all’Ucraina. La Germania si interroga sulla posizione da prendere, incalzata dagli industriali. Francia e Spagna confermano l’apertura delle frontiere per chi cerca riparo dalle bombe russe. E anche Mario Draghi ieri ha assicurato accoglienza in Italia per 160mila profughi provenienti dalle regioni del Donbass in corso di evacuazione. Da Mosca, tuonano nuove minacce: “Il conflitto nucleare tra potenze non può essere escluso”. E la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, chiude la porta alle speranze dei movimenti pacifisti riuniti per la loro iniziativa internazionale a Kiev: «I colloqui di pace al momento sono fuori questione».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.