Luigi e Antonio sono fuori pericolo. Dopo le coltellate ricevute domenica pomeriggio sullo scoglione di Marechiaro, a Napoli, i due giovani di 17 e 16 anni, entrambi originari di Materdei (entrambi vanno a scuola, con il primo che lavora saltuariamente consegnando pizze), sono ricoverato all’ospedale San Paolo e all’ospedale Fatebenefratelli ma, per fortuna, il peggio è alle spalle e presto potranno tornare a casa.
Per la brutale aggressione, avvenuta tra la folla di bagnanti e dovuta a una ragazza contesa nei mesi scorsi, la polizia ha fermato un ragazzino di appena 15 anni, figlio di un affiliato di spicco del vecchio clan Lo Russo di Miano, periferia nord di Napoli, detenuto da anni per omicidio. Il minore sarebbe intervenuto in soccorso di un coetaneo poco più grande che avrebbe dato in là alla rissa con i due giovani di Materdei (con loro c’era anche un terzo amico) per vecchie ruggini di natura sentimentale.
Ragazzini senza neuroni che oggi oltre al cellulare (per ostentare non si sa cosa sui social, dove sarebbe nato l’alterco, per qualche ‘like’ non gradito, con il rivale in amore), hanno come prolungamento del proprio corpo anche il coltellino. Basta limitarsi agli ultimi fatti di cronaca per rendersi conto della gravità della situazione: dal 19enne ucciso al Luna Park a Torre del Greco per questioni di campanilismo con il gruppo rivale di Torre Annunziata, ai tanti giovani che ogni weekend sono costretti a ricorrere alle cure dei sanitari perché raggiunti da più fendenti durante le ore trascorse in strada. Ore che non corrispondono solo alla famosa movida intesa dal comune di Napoli e dal governatore Vincenzo De Luca.
I minori si accoltellano a qualsiasi ora e in ogni posto. Non soltanto nella zona dei Baretti di Chiaia, nel centro storico di Napoli o fuori a una discoteca. Limitare dunque la chiusura dei locali notturni oggi si è rivelata una soluzione inutile perché il problema è culturale, educativo. Ma su questo la politica e le istituzioni in generale continuano a latitare, a firmare patti e a organizzare comitati per l’ordine e la sicurezza che in questi anni non hanno minimamente sfiorato il problema. E per poco, per questione di pochi centimetri, l’ennesima mamma non piangeva il proprio figlio.
Lo sa bene la signora Loredana Russo, madre di Antonio, il 16enne che con l’amico Luigi ha rischiato la vita. Il figlio ha un polmone perforato e per pochi centimetri la lama non ha procurato danni maggiori. Intervistata da Il Mattino, la donna commenta: “Stava difendendo un suo amico che era stato aggredito. All’improvviso si è ritrovato accoltellato all’addome ma non si è trattato di una semplice coltellata, praticamente è stato sventrato. In quel momento, ho temuto il peggio. Ho avuto paura che potesse morire”.
All’ospedale i medici le hanno detto “di accendere un cero in chiesa e di pregare perché è stato un vero miracolo che quella ferita non abbia procurato danni maggiori”.