“Luigi Tenco fu ucciso, presto il nome del killer”, le rivelazioni di Lino Patruno

Brutte frequentazioni, scommesse clandestine, il clan dei marsigliesi e soprattutto la storia falsa o inventata del suicidio. Queste le rivelazioni di Lino Patruno, cabarettista e musicista italiano, sulla morte dell’amico Luigi Tenco. Che fu ammazzato, non fu suicidio, sostiene Patruno in un’intervista al settimanale Oggi. Non una novità: il caso Tenco è il più oscuro, tragico ed enigmatico della storia della canzone italiana e del Festival di Sanremo. Le rivelazioni di Patruno fanno discutere perché promettono un seguito di documenti e pubblicazioni.

“Macché suicido, Luigi fu ammazzato! – ha detto l’85enne – Ho saputo che un ricercatore, il quale ha dedicato parte della sua vita a studiare meticolosamente la vita e la morte di Tenco, pubblicando già diversi libri, ha scoperto chi è l’assassino e presto ne renderà pubblico il nome”. Era il 27 gennaio 1967, Sanremo. Lucio Dalla poco dopo la mezzanotte sentiva uno sparo. Si precipitava nella stanza a fianco alla sua. Alla stanza 219 arrivava in pochi minuti anche Dalida. Tenco giaceva morto, uno sparo alla testa, la pistola tra le gambe.

Un biglietto: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”. La tesi: il suicidio per l’esclusione dalla finale del Festival della sua Ciao Amore, ciao. Alcuni suoi colleghi, che conoscevano bene Tenco, hanno definito probabile il suicidio.

Non si sono però mai del tutto spente voci alternative. Un complotto ai danni di Tenco per le sue posizioni politiche o del mondo delle scommesse che il cantante avrebbe voluto denunciare. Su questa linea le rivelazioni di Patruno. “Io Luigi lo conoscevo benissimo: era un giovane allegro e solare; quell’immagine da depresso cronico gli è stata cucita addosso dopo, per giustificare la tesi del suicidio”, ha detto.

“Secondo me Tenco si era ficcato in un brutto giro – ha aggiunto – Per motivi di marketing lo avevano ‘fidanzato’ con Dalida, un brutto e ambiguo personaggio che andava in giro con un tale ancora più brutto e ambiguo di lei, Lucien Morisse, il suo primo marito da cui aveva divorziato ed era rimasto al suo fianco in qualità di agente e personal manager. Si diceva che questo Morisse fosse addirittura legato al Clan dei marsigliesi… Si diceva anche che Tenco, quella sera, era incavolato nero, non per l’eliminazione della sua canzone, ma perché aveva scoperto che il Festival era tutto truccato. Forse voleva pubblicamente denunciare anche un giro di scommesse clandestine. Probabilmente qualcuno gli ha chiuso la bocca prima che potesse fare danni”.