Inventò la comunicazione politica moderna
L’ultima intervista a Enzo Carra, il giornalista simbolo degli orrori di Mani Pulite
E’ morto oggi a Roma il giornalista ed ex deputato Enzo Carra. Arguto, brillante, coltissimo, è stato un maestro per i giornalisti che hanno avuto la fortuna di frequentarlo. Sempre gioviale, aveva per il suo lavoro e per il dovere della corretta informazione un rispetto rigoroso. Divenuto, suo malgrado, l’immagine di una delle pagine più buie dell’inchiesta ‘Mani pulite’, nel 1993 venne arrestato e trascinato in tribunale con gli schiavettoni ai polsi a favore di fotografi e cameramen, simbolo dei danni che può procurare il perverso circuito mediatico-giudiziario.
Enzo Carra ha raccontato la politica come giornalista per vent’anni, prima di diventarne un protagonista come portavoce della Dc e quindi come parlamentare di area centrista, eletto nel 2001 con la Margherita di Rutelli.
Quella di Carra, lucidissimo interprete della politica – inventò la comunicazione politica moderna, negli anni Ottanta – fu una carriera interrotta dalla brutalità di una inchiesta giudiziaria dissennata: gli vennero ascritte colpe di cui non era responsabile usando l’atroce sillogismo del “non poteva non sapere“. Ha pagato un prezzo altissimo sull’altare della condanna mediatica.
Riabilitato dalla giustizia nel 2004, faticherà a reinserirsi nel mondo dell’informazione, a parte una collaborazione con la Rai richiestagli da Giovanni Minoli. L’ultima intervista pubblica di Enzo Carra è stata con il Riformista Tv. A margine dell’intervista rivelò di aver scritto un memoriale sulle vicende misteriose e irrisolte della prima repubblica, viste da dietro le quinte della Democrazia Cristiana. Quel manoscritto è rimasto inedito: nessun editore lo ha voluto pubblicare.
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