Dal discorso di Emmanuel Macron al summit dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea

Budapest, 7 novembre 2024

Siamo pronti a difendere l’interesse degli europei? È l’unica domanda che ci viene posta. E io credo che questa debba essere la nostra priorità. E quindi, non si tratta di un transatlantismo ingenuo, né di mettere in discussione le nostre alleanze, né di un nazionalismo ristretto che non ci consentirebbe di affrontare la sfida rappresentata da Cina e Stati Uniti d’America. Questo è un momento storico per noi, europei, decisivo. In fondo, la domanda che ci viene posta è: vogliamo leggere la Storia scritta da altri — le guerre avviate da Vladimir Putin, le elezioni americane, le scelte tecnologiche o commerciali fatte dai cinesi — o vogliamo scrivere noi stessi la Storia? Io credo che abbiamo la forza per farlo.

Siamo una potenza straordinaria

Le nostre economie sono forti, i nostri paesi dispongono di sistemi di difesa sofisticati e rappresentiamo qualcosa. L’Unione europea è composta da 449 milioni di abitanti con i suoi 27 paesi, mentre la Comunità politica europea ne conta più di 742 milioni. Se decidiamo di essere consapevoli di ciò che rappresentiamo a livello geopolitico e commerciale, siamo una potenza straordinaria. Non esiste nessun mercato di 742 milioni di abitanti altrettanto unito per storia, interessi e valori come noi, attorno a questo tavolo; nessuno. Se ci svegliamo e decidiamo di non scomparire geopoliticamente e di non essere il mercato di aggiustamento delle altre potenze, economicamente e commercialmente.

Non vogliamo essere clienti

Per me, questo è il momento di agire, di difendere i nostri interessi allo stesso tempo nazionali ed europei, di credere nella nostra sovranità e nella nostra autonomia strategica, e di affermare che non vogliamo essere semplicemente clienti, delegando ad altri la nostra economia, le nostre scelte tecnologiche o la nostra sicurezza, ma vogliamo affrontare pienamente la questione della pace sul nostro territorio, della nostra prosperità e di altri modelli democratici. Per me, queste sono le 3 sfide della comunità politica europea che dobbiamo discutere insieme.

Il nostro interesse è che la Russia non vinca questa guerra, indipendentemente da ciò che pensano qui o altrove. Perché, se vince, significherebbe che alle nostre frontiere ci sarebbe una potenza imperiale a cui si dice: “Potete essere espansionisti”. Non vedo come qualcuno possa sentirsi tranquillo attorno a questo tavolo se lasciamo che ciò accada. Allo stesso modo, credo sia molto importante fare tutto il possibile per costruire un accordo tra Armenia e Azerbaigian, e spero che il trattato di pace possa essere firmato. In fondo, la nostra pace e la nostra sicurezza dipendono dal fatto che noi europei sappiamo affermare: “Non vogliamo più imperialismo e non vogliamo più revisionismo dei confini sul nostro continente”. Questo messaggio è fondamentale e risponde davvero a un interesse.

L’Europa della difesa

Oltre a ciò, c’è da costruire la nostra Europa della difesa, fare dell’Europa uno spazio di sicurezza. L’Unione europea ha già fatto enormi progressi in questi anni, ma c’è ancora molto da fare per finanziare e costruire. La NATO ha, ovviamente, un ruolo centrale e noi, europei, vogliamo svolgere il nostro ruolo all’interno dell’Alleanza. Questo pilastro europeo della NATO non sottrae nulla all’Alleanza, ma il fatto che vi sia stato un risveglio strategico che noi dobbiamo oggi assumere è fondamentale: noi europei non dobbiamo delegare per sempre la nostra sicurezza agli americani. Credo sia importante anche trasmettere il messaggio che siamo ormai fornitori di soluzioni di sicurezza. E come si può vedere, che si tratti della nostra sicurezza, della nostra difesa, della nostra economia, del nostro modello di prosperità o della nostra democrazia, dobbiamo costruire un’agenda positiva estremamente ambiziosa se diventiamo consapevoli di cosa rappresenta la grande Europa attorno a questo tavolo, una potenza geopolitica senza eguali.

Stop a delega politica esteri a Usa

Semplicemente, finora non ci siamo assunti appieno il ruolo di potenza indipendente. Pensiamo che sia necessario delegare la nostra politica estera agli Stati Uniti, il nostro modello di crescita ai nostri clienti cinesi, la nostra innovazione tecnologica agli americani. Non è la scelta migliore. Penso che possiamo riprendere il controllo, se decidiamo, nel prossimo decennio, di costruire, non solo all’interno dell’Unione europea, ma qui.

In fondo, è semplice: il mondo è fatto di erbivori e carnivori. Se decidiamo di restare erbivori, i carnivori vinceranno e saremo un mercato per loro. Penso che, perlomeno, sarebbe meglio scegliere di essere onnivori. Non voglio essere aggressivo, voglio solo che siamo in grado di difenderci su ciascuno di questi fronti. Ma non ho intenzione di lasciare che l’Europa diventi un teatro magnifico abitato da erbivori che i carnivori, secondo la loro agenda, verranno a divorare. Assumiamo questa responsabilità. Ecco perché credo molto in questo formato. È una questione di volontà comune e di capacità di prendere coscienza di ciò che siamo.

Redazione

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