«L’ennesima ingiustizia. Un ulteriore sfregio all’innocenza di Antonino Speziale». L’avvocato Giuseppe Lipera non usa giri di parole. Perché la sentenza civile che riguarda il suo assistito Antonino Speziale, considerato l’autore dell’omicidio dell’ispettore capo Filippo Raciti, ucciso il 2 febbraio 2007 a Catania, durante uno scontro violentissimo tra i tifosi padroni di casa e gli ultras del Palermo, «ha dell’incredibile», aggiunge il legale. Speziale, infatti, è stato condannato dalla terza sezione civile del Tribunale di Catania – presidente Mariapaola Sabatino – ad un risarcimento allo Stato di 15 milioni di euro. Secondo il giudice, l’omicidio Raciti e i fatti ad esso connessi «hanno leso l’immagine dello Stato come apparato atto a reprimere e prevenire scontri e tafferugli».

Nell’esposto l’Avvocatura dello Stato sottolinea che il ministero dell’Interno «ha patito un evidente pregiudizio di natura patrimoniale consistito nelle indennità e nelle erogazioni corrisposte alla vedova e agli orfani del dipendente deceduto». Inoltre il ministero dell’Interno e la presidenza del Consiglio «hanno subito danni di natura non patrimoniali consistiti nella grandissima eco internazionale che ha avuto la vicenda». Nessun riferimento, però, alle zone d’ombra che avvolgono la morte di Raciti. Per la giustizia c’è un colpevole ed è il giovane Speziale. L’ipotesi del fuoco amico, dell’incidente col Discovery della polizia che avrebbe schiacciato l’ispettore catanese, è stata sempre scartata. Perché? Eppure di quella sera infernale restano ancora forti i dubbi e le domande senza risposta.

Avvocato Lipera, dopo la sentenza penale arriva quella civile. Un risarcimento danni di ben 15 milioni di euro. Secondo lei è eccessivo?
Si tratta dell’ennesima ingiustizia nei confronti di Speziale e della sua famiglia. Un risarcimento allo Stato valutato in 15 milioni di euro non l’ho mai visto in Italia. Questo a prescindere da tutta la storia. Ovviamente impugneremo il pronunciamento del giudice.

Il tribunale civile fa riferimento, tra gli altri fattori, alla grande eco mediatica della morte dell’ispettore Raciti.
Sin dall’inizio c’è stata una grande enfasi dovuta al massiccio impegno mediatico contro Speziale. Che ha causato un’ingiusta ed erronea sentenza di condanna. Il punto, però, è un altro.

Quale?
Alcuni giornalisti non venivano a Catania per raccontare i fatti ma per cercare i colpevoli. E Speziale doveva essere condannato, sin dall’inizio. Nessuno sottolinea il fatto che l’indagine sull’omicidio Raciti, quando Speziale era un semplice indagato, si concluse con una sentenza della Cassazione che parlava di lacune indiziarie insormontabili. Nonostante la bocciatura della Cassazione, è stato rinviato a giudizio e poi, con quegli stessi elementi considerati lacunosi, è stato condannato. Per questo stiamo lavorando con molto riserbo alla revisione del processo penale.

Ha degli elementi?
Gli elementi già c’erano. Ma ce ne sono di nuovi. Al momento non posso dire di più.

Qual è stata la reazione della famiglia dopo la sentenza del tribunale civile?
È stato un ulteriore colpo. Come può una famiglia umile recuperare una somma simile? E poi, oltre la questione meramente economica, è uno sfregio all’innocenza del proprio figlio. Questa sentenza, come quella penale, è ingiusta ed erronea. Per principio faremo opposizione anche perché non riteniamo che il giudicato penale possa valere tout court per quello civile in quanto avevamo opposto determinate eccezioni che non sono state considerate.