Il virus fuori controllo
L’unità di crisi ha fallito, ora il governo salvi la Campania

I dati gravissimi che registriamo in Campania in relazione all’aumento ormai esponenziale dei contagi, all’incremento dei decessi e alla riduzione dei posti letto nelle strutture sanitarie pubbliche delle Asl e delle aziende ospedaliere ci dicono in modo inequivocabile che ormai la situazione epidemiologica nella regione è totalmente fuori controllo. Ci sono pesanti responsabilità degli organismi incaricati di sostenere l’attività utile a evitare la diffusione del virus, a partire dall’Unità di crisi istituita nel marzo scorso per il contrasto al Covid-19. Purtroppo, la struttura ha fallito la propria missione. Ci aspettiamo perciò che venga destituita e che il Governo nazionale intervenga insediando un proprio organismo a cui affidare le competenze necessarie.
Siamo di fronte a un fatto incontrovertibile: chi poteva per legge adottare misure evidentemente non lo ha fatto o non lo ha fatto in modo giusto, visti i risultati, e in un Paese normale va a casa e viene cambiato. Nello specifico, trattandosi di numeri elevatissimi in uno dei territori più importanti e popolosi d’Italia, spetta direttamente al Consiglio dei ministri prendere in mano la situazione e decidere con chi sostituirlo. Ci sono stati tanti, troppi errori. Scontiamo ancora oggi una carenza pazzesca di personale specializzato, perché in questi sei mesi trascorsi dalla prima ondata non si è proceduto a fare le necessarie assunzioni nonostante ci siano oltre 300 milioni di risorse disponibili, con professionalità da tempo in attesa di entrare nel mondo del lavoro e con contrattisti (che hanno prestato la loro opera con impegno, dedizione e abnegazione durante la prima emergenza) che sono in scadenza a dicembre e ancora non sanno se ci sarà il rinnovo, a fronte di un pauroso vuoto in organico di 13mila posti (solo 3mila, di cui 2mila a tempo indeterminato, sono entrati in servizio a fronte di 16mila uscite dal lavoro registrate in questi anni) per le sole attività ordinarie.
Figuriamoci quanti ne sarebbero occorsi per affrontare la pandemia! Non bastasse questo, tra gli operatori in servizio c’è un’altissima percentuale di contagiati che rende ancora più arduo il compito per chi è regolarmente al lavoro e riduce ulteriormente le disponibilità sottoponendo chi è rimasto a un ulteriore carico di stress da prestazione. Non parliamo poi dei ricoveri in elezione per altre tipologie di malattie. Sono totalmente saltati, i pazienti vengono rifiutati dagli ospedali perché non ci sono letti liberi. Addirittura qualche pronto soccorso ha chiuso i battenti lasciando ambulanze con persone da ricoverare fuori dai cancelli. Un disastro, frutto di una totale assenza di programmazione. Si è perso tempo, troppo, e ora il ritorno del virus sta travolgendo chi, come la Campania, non ha utilizzato questo periodo per attrezzare le opportune soluzioni.
Sarebbe stato auspicabile e al tempo stesso importante realizzare in questi mesi un addestramento specifico per gli addetti, al fine di avere personale di altri reparti a disposizione nel caso fosse stato necessario, come purtroppo è accaduto. Oggi si rischia di affidare in cura a uno specialista di altri rami un ammalato con polmonite interstiziale senza averlo preparato. È possibile non capirlo? La stessa assegnazione dei posti letto Covid da parte dell’Unità di crisi non ha tenuto in alcun conto la copertura territoriale in base alla popolazione, ma temo sia stata fatta una scelta condizionata da altri fattori di natura politica. È ora, perciò, che il Governo prenda in mano la situazione intervenendo direttamente. La sanità regionale non ce la fa più, sta implodendo. Bisogna far presto prima che sia davvero troppo tardi.
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