Il boicottaggio
M5S e FdI: l’inedita alleanza contro il termovalorizzatore
Le figuracce di Roma 2024 ed Expo 2030 non sono bastate: e un asse tra grillini e meloniani sembrerebbe a lavoro per far saltare la costruzione dell’impianto
Manifestazioni venerdì davanti al Consiglio di Stato nelle cui aule si stanno consumando le ultime battaglie per impedire la costruzione del termovalorizzatore di Roma. Manifestazioni oggi davanti al Campidoglio. Il numero dei comitati nimby (not in my backyard, non nel mio cortile) che cresce e si colora col passare delle settimane seguendo percorsi inediti. O, almeno, che non ti aspetti. Ad esempio l’alleanza Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle. E anche un pezzo di Pd.
Allora stai a vedere che le figuracce di Roma 2024 ed Expo 2030 non sono bastate. Stai a vedere che, anzi, come qualcuno ha insinuato e detto, “Expo 30 è un buon auspicio per seppellire questa sciagura dell’inceneritore”, termine sbagliato scelto apposta da chi vuole sminuire la portata di un impianto che brucerà rifiuti e li trasformerà in energia. Eccola qua, insomma, l’ultima meraviglia di Roma, quella che non ti aspetti: un clamoroso boicottaggio dell’unica opera che veramente serva alla Capitale, un sistema per risolvere il problema dei rifiuti e dell’immondizia che sfama topi e gabbiani in ogni angolo della città e ad ogni ora del giorno o della notte. La lista dei comitati contrari si sta allargando: Comitato del no all’inceneritore a Santa Palomba, Forum Ambientalista, Uniti per la salvaguardia del territorio di Albano e Pomezia, il Coordinamento delle Associazioni e Comitati di Quartiere “No discariche no inceneritori”, i comuni di Albano, Ardea e Ariccia e da vari soggetti privati. Tutti uniti contro la realizzazione del termovalorizzatore di Roma.
La manifestazione
La loro prima arma sono i ricorsi. Che diventano ogni volta utili occasioni per scaricare sul tavolo e quindi sui social, allarmi tecnici e sanitari. Il Tar Lazio è rimasto impermeabile e un paio di mesi fa ha respinto in blocco i ricorsi. Che ora sono al Consiglio di Stato. Giovedì davanti a palazzo Spada si sono dati appuntamenti l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, la capogruppo attuale del Movimento Linda Meleo. I loro avvocati portano avanti questioni pregiudiziali (l’impianto, secondo loro, non rispetta la normativa europea in vari punti) e logistiche per cui il termovalorizzatore non sarà pronto nel 2026 come ha promesso Gualtieri ma nel 2028, oltre la data del Giubileo (2025) e anche oltre la data di scadenza del suo incarico come Commissario straordinario che coincide con quella di sindaco (2021-2026). I giudici della quarta sezione penale potrebbero pronunciarsi già lunedì. Sarà un verdetto importante, sotto tutti i punti di vista. Nel frattempo i Comitati intendono fare pressione, offrire palcoscenici ad una battaglia che al momento, dal punto di vista politico, nessun leader nazionale ha il coraggio di intestarsi. Oggi ci sarà una manifestazione in Campidoglio (ore 14.30) organizzata dai Comitati per il No, col sostegno di ampi settori M5S e della Lista Raggi che si pone nell’area Di Battista ma ancora non è chiaro che intenzioni abbiano, entrambi, per le Europee.
Il progetto
Ora è utile qualche dato tecnico sul nuovo impianto, un enorme stomaco d’acciaio che trasformerà in energia e in ceneri circa 600mila tonnellate di rifiuti l’anno della Capitale. Il 16 novembre il progetto è stato messo a gara con un bando europeo a evidenza pubblica. Grazie al termovalorizzatore Roma riuscirà a chiudere quasi interamente il ciclo dei rifiuti. A regime, è anche previsto un progressivo abbassamento della Tari del 20% circa. Il risparmio di CO2 sarà pari a 120mila tonnellate, sarà prodotta energia per 200mila famiglie pari e ci saranno anche 150 nuovi posti di lavoro. Nessuno che vive a Roma, la conosce, le vuole bene e vuol essere orgoglioso di una Capitale così speciale, può fare la guerra al termovalorizzatore. Nessun leader nazionale infatti ha osato finora mettere la faccia su questa battaglia. E però a livello locale accadono intrecci particolari. Che non sono mai casuali. Tra i più duri oppositori di Santa Palomba c’è ad esempio Marco Silvestroni, senatore meloniano e presidente provinciale di Fratelli d’Italia. Le fake news sulle malattie sono il tema più gettonato dai comitati contrari. Ad oggi ovviamente non c’è alcun riscontro sul punto. “Terrorismo psicologico”, ha risposto netta l’assessora ai rifiuti Sabrina Alfonsi (Pd).
La posizione del Pd
Già, il Pd. I Cinque stelle sono da sempre contrari. Per ora a metterci la faccia è soprattutto l’ex sindaco Virginia Raggi ma tutto il movimento capitolino è con lei. E con Alessandro Di Battista che segue da vicino. Il Pd capitolino che con Gualtieri sta procedendo con la gara sembra allineato senza indugio. Ma non altrettanto si può dire della segretaria (“è una decisione presa prima del mio arrivo”, il suo giudizio sul punto) e alcuni suoi fedelissimi. Marco Miccoli, ad esempio, membro della direzione regionale del Pd, pochi giorni fa ha avuto da ridire sul bando di gara (pubblicato il 16 novembre), sui costi dell’impianto (7 miliardi e mezzo, ndr), sui tempi di consegna (“si arriverà almeno al 2028 per vederlo funzionare, altro che 2026”), sul modo di trasportare i rifiuti da Roma a Santa Colomba (su ferro o su gomma). Una bocciatura solenne. Eppure Miccoli è dello stesso partito di Gualtieri. Ma il sindaco non è dello stesso “partito” della segretaria. Il 16 novembre, quando il sindaco ha presentato il bando di gara, in platea c’era tanto Pd ma mancava, per l’appunto Elly Schlein.
C’era Marta Bonafoni, la coordinatrice nazionale dei Dem che però, per l’appunto, ha già avuto modo di esprimere il suo scarso convincimento per la strategia della Capitale sui rifiuti. È critico il presidente del XV municipio, Daniele Torquati, e anche il consigliere capitolino Antonio Stampete. Senza contare quando a maggio scorso Annalisa Corrado, che Schlein ha messo nella segreteria dem per occuparsi di ambiente, disse: “A Roma basterebbe forse un impianto più piccolo”. Ecco qua, dunque, che è legittimo sospettare che un asse Pd-M5s e magari anche FdI abbia deciso di mettersi al lavoro per far saltare l’operazione termovalorizzatore.
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