M5S nel caos: dopo Dessì anche Spadafora, Trizzino e Cataldi pronti a lasciare?

Continua, senza sosta, l’incessante emorragia di parlamentari dal Movimento 5 Stelle. La scelta di entrare a far parte dell’esecutivo Draghi al fianco di partiti storicamente osteggiati, su tutti Forza Italia, è costata ai grillini un vero e proprio esodo tra espulsioni, “big” che hanno deciso di lasciare e dissidenti interni.

Il giorno dopo la nomina dei sottosegretari alla Camera potrebbero abbandonare il gruppo Giorgio Trizzino, Roberto Cataldi e l’ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, ora semplice deputato, che formalmente ha smentito i rumors che lo vorrebbero fuori ma ha mostrato in più di un’occasione la sua insofferenza verso la deriva presa dal partito. Ad attenderli ci sarebbe il gruppo di Emilio Carelli, “Il Centro-La Casa dei popolari”, fondato dal giornalista poco prima dello sgambetto di Renzi e del collasso del Conte II

Al Senato invece saluta anche Emanuele Dessì. “Questa non è più casa mia”, ha scritto su Facebook il parlamentare, che aveva scelto di essere assente al voto di fiducia al governo Draghi. “Ho sperato fino a ieri che qualcosa potesse cambiare – prosegue il post – ma è stato inutile. Non sono mai stato d’accordo nel dare la fiducia a questo governo ma ho voluto, con l’assenza il giorno del voto, dare un ulteriore possibilità di ripensamento, soprattutto a me stesso. Lasciare compagni di viaggio a cui voglio un mondo di bene non è facile, 15 anni di storia comune non si cancellano facilmente”.

Adesso passerà al nascente gruppo “Alternativa c’è”, che si è già formato alla Camera (dove vanta già 13 deputati) e sta per prendere vita anche a Palazzo Madama. E sempre sui social Max Bugani, già capo staff della sindaca di Roma Virginia Raggi, attacca l’ala governista del partito: “Abbiamo fatto 15 anni di battaglie per diventare una costola di Berlusconi?”, chiede ironicamente. Anche l’ex viceministro al Ministero dello Sviluppo economico Stefano Buffagni, non riconfermato, accusa: “Gestione disastrosa del Movimento”, ma invita alla compattezza: “Dobbiamo lavorare per risollevarlo”.