La scelta di Emmanuel Macron di puntare su un profilo come quello di François Bayrou come nuovo premier è significativa. E per noi riformisti, importante.
Per quello che Bayrou incarna, ma anche per il metodo con cui la Francia, nel suo momento di massima impasse politica e istituzionale, sa ricorrere a talenti eccezionali per provare a risollevarsi. Bayrou è un leader.  Lo è da sempre: ha imparato alle grandi scuole del Novecento, da Mitterand da un lato e da Giscard d’Estaing dall’altro. Ha imparato tanto da aver poi fatto crescerea sua volta il giovane Macron. Bayrou è uno statista che ha guidato le istituzioni (dal piccolo comune di Pau al Ministero della Giustizia) e saputo tessere, costruire, mediare iniziative politiche di primo piano.

Tra le altre cose, ha dato vita al Partito Democratico Europeo, in tandem con l’Italia: lui con il MoDem francese e Francesco Rutelli con la Margherita. Il primo transpartito europeo, datato 2004, Democratico nel nome. Ora, se il leader di cui parliamo è avvertito, saprà meglio di tutti quanto è arduo questo suo incarico, oggi. Deve incollare pezzi quasi del tutto incompatibili, trovarsi una maggioranza in Parlamento e salvare le istituzioni francesi dalla tenaglia dei due populismi speculari – fanatici e pericolosi – di Le Pen e Mélenchon. Tuttavia, non sembra aver avuto esitazioni.

Nell’ora più buia del nuovo millennio, la Francia chiama i più coraggiosi – tra le sue riserve nobili – per tentare l’impresa più difficile. Non sappiamo se Bayrou riuscirà. Sappiamo che così fanno i leader. Investono tutto su sé stessi, rischiando. Saltando, se serve, senza rete pur di ispirare gli altri. Esprimendo capacità, valore, carisma. Mentre ci si interroga sull’allergia della nostra sinistra verso i leader e sull’incapacità di trovarne uno che sappia mettere insieme i centristi (fioccano i nomi, ma poi nessuno prende il coraggio a quattro mani), teniamo a mente che in politica nessuna sfida, per quanto sembri impossibile a monte, si rivela tale fino in fondo. A patto di crederci davvero e di mettersi in gioco senza machiavellisimi. “Federatore”, per esempio, cosa significa? Chi vuole correre, corra senza paura. E dica se vuole essere leader o follower: tertium non datur.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.