La giustizia che funziona
Magistrati alla ricerca della verità e non accecati dall’ideologia: la storia dei pm fiorentini
Ricordare il trentennale della strage dei Georgofili è stato per i fiorentini come me un tuffo al cuore. La camminata notturna tra Palazzo Vecchio e il luogo della strage ha visto la partecipazione di tanta gente, soprattutto giovani. E la cerimonia è stata impreziosita dalla presenza di Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta di Falcone, che ha trasmesso la sua grandezza d’animo a noi e ai ragazzi persino davanti alla Quarto Savona 15, l’auto su cui viaggiava il marito, totalmente distrutta dal tritolo di Giovanni Brusca, auto che la Polizia di Stato ha voluto esporre quest’anno sotto la Galleria degli Uffizi.
Il giorno dopo presso il Palazzo di Giustizia è arrivato il Presidente Mattarella. Dal palco si sono alternati il Presidente della Corte d’Appello, Nencini – cui va dato merito dell’ottima iniziativa – il procuratore nazionale antimafia Melillo, il professor Palazzo, la Prima Presidente della Cassazione Cassano, il Vice presidente Csm Pinelli, la Presidente della Corte di Cassazione Sciarra. Un parterre de roi che ha saputo riflettere e far riflettere in modo eccellente. E il ricordo sullo sfondo dei grandi Pm fiorentini. Mentre ascoltavo gli interventi pensavo a come Firenze abbia avuto una straordinaria storia di Pm credibili, integerrimi, capaci.
E molti erano presenti in sala: Crini, Nicolosi, Quattrocchi, la stessa Cassano. Qualcuno invece ci ha lasciato troppo presto a cominciare dai due magistrati che con coraggio indicarono la strada: Piero Luigi Vigna e Gabriele Chelazzi. Se la strage dei Georgofili non è rimasta impunita è perché allora a Firenze ci furono Pm straordinari, magistrati capaci alla ricerca della verità e non accecati dall’ideologia. La verità giudiziaria sui Georgofili è stata scritta perché c’erano loro. Persone serie che rendevano gli uffici giudiziari di Firenze un’eccellenza.
A questo serve una giustizia che funziona: a renderci orgogliosi di essere italiani. A prendere i veri colpevoli. A non confondere la verità giudiziaria con le proprie idee personali. Spesso le cattive abitudini di pochi di loro oscurano il lavoro dei tanti. E allora – nel ricordo dei Vigna, dei Chelazzi, dei bravi investigatori – si renda onore a quei Pm che fanno
bene il loro dovere, anche oggi. Che i ragazzi delle scuole della magistratura possano conoscere la loro storia, la loro grandezza, la loro nobiltà.
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