Abbiamo scherzato. Non ci sarà alcun cambiamento per quanto riguarda i magistrati fuori ruolo, i numerosi incarichi extragiudiziari, le valutazioni di professionalità delle toghe. A dirlo è stato ieri il deputato e responsabile giustizia di Azione Enrico Costa che, nella scorsa legislatura, si era fatto promotore in particolare dell’emendamento alla riforma Cartabia che aveva introdotto le “pagelle” per le toghe. Una riforma che aveva addirittura fatto scioperare l’Associazione nazionale magistrati. Questa settimana è in calendario alla Camera e al Senato il voto sui pareri su tali norme che avrebbero lo scopo di arginare lo strapotere delle correnti.

Trattandosi di una legge delega approvata nella scorsa legislatura, toccava al governo di Giorgia Meloni darne attuazione. L’esecutivo aveva allora nominato una Commissione ministeriale per scrivere i decreti attuativi. E questa Commissione era così composta: 18 magistrati (di cui 10 fuori ruolo), 5 professori, 3 avvocati. “Il risultato era scritto in partenza: le correnti restano protagoniste, l’Anm non protesta più, i fuori ruolo restano tranquilli al loro posto, i magistrati amministrativi del Tar e del Consiglio di Stato continuano ad avere incarichi e docenze mentre stanno in Tribunale”, commenta laconico Costa. “Inoltre – prosegue il deputato di Azione – il “Fascicolo per la valutazione del magistrato” è stato demolito in quanto è stato cancellato l’obbligo di inserirvi l’esito della sua attività, prevedendo invece l’analisi su atti a campione, autorelazioni e relazioni del capo dell’ufficio”.

Cosa accadrà ora lo afferma sempre Costa: “Le valutazioni positive oggi sono al 99,6 percento e rimarranno tali. Non cambierà nulla. Le inchieste flop e le sentenze sballate non faranno testo e si potrà essere promossi a prescindere da macroscopici errori”. In pratica, una disfatta su tutta la linea. Peggio di Caporetto. Eppure la riforma Cartabia, approvata al termine di una interminabile mediazione fra i partiti che sostenevano l’allora governo di larghe intese presieduto da Mario Draghi, conteneva al suo interno qualche timido cambiamento al disastrato sistema giudiziario italiano.

Nonostante i mal di pancia di Pd e M5s, il testo voluto dalla ex presidente della Corte costituzionale aveva introdotto delle significative novità, come appunto il “Fascicolo per la valutazione del magistrato”, proposto da Costa, dove elencare tutte le attività svolte dalle toghe e quindi anche le indagini concluse con un nulla di fatto, i flop investigativi, gli arresti ingiusti. Una pagella a tutti gli effetti che avrebbe valorizzato i più bravi, permettendogli in questo modo di fare carriera senza dover ricorrere all’intervento del Luca Palamara di turno. Trattandosi di una riforma approvata con legge delega, il governo doveva emanare i relativi decreti attuativi la cui scadenza era stata più volte procrastinata.

Purtroppo la decisione di nominare ben 18 magistrati è stata fatale in quanto si sono dati subito da fare, riuscendo in poche settimane nell’impresa di ‘sterilizzare’ i punti critici della riforma Cartabia che avrebbero potuto impensierire le toghe. Prima della versione finale, nel decreto attuativo erano spuntate le “gravi anomalie” che avrebbero dovuto penalizzare la carriera del magistrato. Il rigetto delle richieste cautelari o la riforma e l’annullamento delle sue decisioni, potevano essere prese in considerazione “ove assumano, anche in rapporto agli esiti delle decisioni e delle richieste adottate dai magistrati appartenenti al medesimo ufficio, carattere di marcata preponderanza e di frequenza rispetto al complesso degli affari definiti dal magistrato”.

Il magistrato per poter essere valutato negativamente doveva quindi sbagliare la maggioranza dei suoi processi. Ora neppure quello. E le decine di magistrati distaccati presso i Ministeri che la riforma voleva far tornare a lavorare nei tribunali? Il taglio dei magistrati ‘fuori ruolo’ sarà del 10 percento appena, peraltro non toccando quelli in servizio al Ministero della giustizia, al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Csm e agli Organi costituzionali. Il Parlamento, avendo esaurito il proprio potere di intervento, questa settimana si limiterà ad esprimere un parere finale sui decreti redatti dalla Commissione ’togata’.

“E proprio per questo, presenterò alla Camera un parere motivato spiegando le modifiche da chiedere al governo. Vedremo se la maggioranza lo accoglierà o si atterrà al testo del governo”, ha già annunciato Costa.