Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia deve dimettersi quanto prima.
La richiesta, senza precedenti, viene dalle toghe di Articolo 101, il gruppo “antisistema” favorevole al sorteggio dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura e alla rotazione degli incarichi direttivi. Il motivo? Le famigerate chat dell’ex zar delle nomine Luca Palamara. A distanza di quasi due anni dai fatti, l’Anm non ha ancora un quadro completo sui magistrati che chiedevano favori e nomine a Palamara.

Sembra incredibile, ma è così. Pur essendo state pubblicate su diversi giornali, fra cui Il Riformista, i vertici dell’Anm non hanno “ufficialmente” portato a conoscenza del loro contenuto tutti i componenti del Comitato direttivo centrale dell’Anm. «Traspare chiaramente – scrivono i rappresentanti di Articolo 101 all’interno dell’Anm – una volontà di insabbiamento e di elusione delle questioni generali poste dal disvelamento delle chat di Palamara e di fatto si agevolano gli interessati a sottrarsi alle specifiche responsabilità conseguenti ai fatti emergenti dalle chat». Parole durissime che aprono ad una resa dei conti all’interno del sindacato unico togato dagli esiti incertissimi. Le toghe di Articolo 101 ripercorrono le tappe “dell’insabbiamento”.

«Santalucia – scrivono – ha ostinatamente negato che le chat fossero state poste a sostegno della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Palamara e perciò trasmesse, insieme alla predetta richiesta, al gup del Tribunale di Perugia, con conseguente possibilità del titolare dei diritti della persona offesa, quale è stata qualificata l’Anm dalla stessa Procura della Repubblica di Perugia, di visionarle ed estrarne copia senza limitazione alcuna». Quindi ha «sottoposto a una certosina operazione chirurgica di espunzione di alcuni assai rilevanti passaggi, invocando del tutto inopinatamente e infondatamente un’esigenza di tutela di dati personali e un ruolo decisionale in tal senso autonomo».

Alla fine, «per ottenere quanto ingiustamente negatoci dal nostro presidente, ci siamo visti costretti a rivolgerci direttamente all’Autorità giudiziaria perugina». La quale, il 6 aprile scorso, su autorizzazione del giudice, ha trasmesso gli atti richiesti. Senza omissis. «L’Anm non può permettersi di continuare a essere guidata da chi ha tenuto una condotta lesiva di regole basilari della democrazia interna all’Associazione e, al contempo, oggettivamente accondiscendente verso chi intende sottrarsi alle proprie responsabilità», concludono le toghe di Articolo 101.
L’insabbiamento togato si accompagna in questi giorni anche alla grande fuga dall’Anm da parte di alcune toghe finite nelle chat. L’esodo è per evitare l’ignominia del procedimento disciplinare davanti ai probiviri per violazione del codice deontologico.

Per il magistrato iscritto all’Anm non è possibile intercedere o far intercedere alcuno con il consigliere del Consiglio superiore della magistratura che decide sulle nomine. Ed è anche vietato chiedere informazioni per velocizzare l’iter della pratica. Un concetto che ha ripetuto spesso, evidentemente inascoltato, lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è anche presidente del Csm. Appena arriva l’avviso della contestazione, è sufficiente stracciare la tessera ed il gioco è fatto: non risultando più essere l’iscrizione all’Anm viene meno l’oggetto del contendere. Alcune toghe hanno deciso di anticipare le mosse dei probiviri, con una cancellazione preventiva dall’Anm. Vedasi Donatella Ferranti, ex potentissima presidente della Commissione giustizia della Camera eletta nel Pd, esponente della sinistra giudiziaria, ed ora giudice della Cassazione. Ferranti aveva chiesto a Palamara lumi sulla nomina di Francesco Salzano ad avvocato generale in Cassazione.

Riassumendo. Santalucia rallenta l’attività dei probiviri. Nessun procedimento penale risulta essere stato aperto sul contenuto delle chat. Quelli disciplinari sono poco più di una decina, grazie alla circolare del procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, titolare dell’azione disciplinare, che ha sdoganato l’auto promozione togata. Nessuna nomina, poi, è stata annullata pur essendo evidenti i vizi di legittimità degli atti con i pareri taroccati da Palamara, Lo scenario finale, quindi, è che pagherà solo Palamara per tutti. Bella roba.