Magistratopoli, l’affaire delle indagini incrociate

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 21-07-2020 Roma, Italia Cronaca Consiglio Superiore della Magistratura CSM - riunione commissione disciplinare caso Palamara Nella foto: Luca Palamara arriva alla sede del Csm Photo Mauro Scrobogna /LaPresse July 21, 2020  Rome, Italy News Superior Council of the CSM Magistracy - meeting of the disciplinary committee in the Palamara case In the photo: Luca Palamara arrives at Csm

Ricapitolando. La Procura di Roma, nel 2016, indaga alcuni professionisti che hanno legami molto stretti con diversi magistrati. Fra loro c’è l’avvocato Piero Amara, uno dei principali protagonisti del “Sistema Siracusa”, il sodalizio di magistrati e avvocati finalizzato a pilotare le sentenze al Consiglio di Stato e ad aggiustare i processi, e l’imprenditore Fabrizio Centofanti. Quest’ultimo, grande organizzatore di eventi formativi per le toghe, viene accusato di aver messo a libro paga Luca Palamara: in cambio di viaggi e cene l’ex presidente dell’Anm sarebbe stato a disposizione per nomine ed incarichi al Csm.

I pm di Roma trasmettono per competenza a maggio del 2018 il fascicolo a Perugia. Perugia iscrive Palamara per corruzione. Secondo una testimonianza avrebbe ricevuto 40mila euro per nominare Giancarlo Longo procuratore di Gela. La nomina non avverrà, l’accusa finirà nel cestino, ma tanto basta per intercettarlo con il trojan. Nel frattempo il pm romano Stefano Rocco Fava, a marzo del 2019, presenta un esposto al Csm per il modo in cui alcuni fascicoli vengono trattati dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Paolo Ielo. Si parla di mancate astensioni.

Una fuga di notizie fa saltare l’indagine di Perugia e la nomina del nuovo procuratore di Roma, votata in Commissione per gli incarichi direttivi il 23 maggio 2019, di Marcello Viola, procuratore generale di Firenze. Viola viene votato anche da Piercamillo Davigo che poi cambierà idea.

Il 29 maggio successivo, Repubblica, Corriere e Messaggero aprono sull’inchiesta di Perugia a carico di Palamara con tre pezzi identici: Repubblica titola: “Corruzione al Csm: il mercato delle toghe”; il Corriere: “Una inchiesta per corruzione agita la corsa per la Procura di Roma”; il Messaggero: “L’accusa al pm Palamara complica i giochi per la Procura di Roma”. Il seguente sequestro del telefono di Palamara permette la conoscenza del contenuto delle ormai celebri chat: centinaia di magistrati che chiedevano nomine e favori di ogni genere. Palamara viene espulso dalla magistratura dopo un turbo processo, sei consiglieri si dimettono, i rapporti di forza fra le correnti al Csm cambiano. Abbandonato dai suoi ex fedelissimi, Palamara si rivolge alla Procura di Firenze per far luce sulla fuga di notizie dell’indagine di Perugia.

La fuga è avvenuta quando le indagini erano in corso. Saranno chiuse, infatti, solo l’anno dopo. Il procuratore di Firenze, competente per gli illeciti eventualmente commessi dai colleghi di Perugia, però, finisce a sua volta sotto inchiesta. Giuseppe Creazzo, che sta conducendo in questo periodo una delle indagini più importanti, quella sulla fondazione Open che vede indagato tutto il Giglio magico, da Matteo Renzi a Maria Elena Boschi, è oggetto di una segnalazione da parte della pm della Dda di Palermo Alessia Sinatra.

Finita nelle chat, la dottoressa Sinatra aveva scritto a Palamara che Creazzo era un “porco”. Interrogata avrebbe affermato di essere stata oggetto di avances da parte del numero uno della Procura toscana mentre si trovava con lui in un ascensore. La magistrata non aveva sporto querela ma il comportamento tenuto da Creazzo sarebbe comunque oggetto di valutazione da parte del Csm e della Procura generale della Cassazione.

Tutto ciò avviene a pochi giorni dalle decisione del Tar del Lazio sul ricorso contro la nomina di Michele Prestipino a procuratore di Roma, presentato da Creazzo, Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo e “prima scelta” di Pignatone come suo successore, e Viola.

Le perplessità su alcune modalità di conduzione delle indagini di Perugia da parte del Riformista hanno spinto la scorsa settimana Raffaele Cantone, capo della Procura umbra, a richiedere al Csm una pratica a tutela. Sul fronte nomine al Csm proseguono le note dinamiche correntizie ed il giudice amministrativo continua con gli annullamenti. L’ultimo caso clamoroso riguarda i componenti della Scuola superiore della magistratura. E per concludere, sempre dal fronte Csm, dopo oltre un anno e mezzo dallo scoppio del Palamaragate, non risultano esserci ancora criteri univoci per valutare le condotte dei magistrati che chattavano con Palamara.

In questo caos totale, la prossima settimana si inaugura l’anno giudiziario 2021 in Cassazione alla presenza del capo dello Stato.