Il Palamara-gate
Magistratopoli, Palamara ‘inguaia’ Pignatone: gli presentò il lobbista Centofanti
Fu molto probabilmente Luca Palamara a presentare il lobbista Fabrizio Centofanti all’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. La circostanza pare emergere dall’inchiesta di Perugia che vede l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati indagato per corruzione. Una conoscenza, quella di Centofanti, che rischia di mettere in grande imbarazzo Pignatone il quale, dopo essere andato in pensione lo scorso anno per raggiunti limiti di età, è stato nominato da Papa Francesco presidente del Tribunale supremo pontificio. Il fatto che Palamara possa aver presentato Centofanti a Pignatone, il condizionale è d’obbligo, potrebbe dunque essere il motivo che causò la rottura dei rapporti fra i due magistrati. Rapporti che erano sempre stati, come spesso ricordato da Palamara, di strettissima collaborazione e stima reciproca. Secondo i pm umbri Gemma Miliani e Mario Formisano, Palamara sarebbe stato a “libro paga” di Centofanti. Per lui l’accusa è di “corruzione per esercizio della funzione”.
Il lobbista, classe 1972, avrebbe pagato per anni viaggi e soggiorni in Italia e all’estero al magistrato romano.Il primo pagamento per questi viaggi risalirebbe, come si legge nel capo d’imputazione della Procura di Perugia, al 2011. Palamara era allora presidente dell’Anm. Tre anni più tardi sarebbe stato eletto, nelle liste della corrente di centro Unicost, al Consiglio superiore della magistratura. Durante tutto il periodo di Palamara al Csm, Centofanti avrebbe continuato a pagargli viaggi e soggiorni. L’ultimo soggiorno pagato, ad Ibiza, risale all’estate del 2017. Palamara ha comunque già detto di poter provare che si trattava di anticipi all’interno di un rapporto amicale risalente nel tempo e che non hanno condizionato la sua attività di consigliere del Csm. Il fatto è stato provato dal gip di Perugia che lo ha escluso: «Il contributo del singolo consigliere non può assumere rilievo determinante nell’ambito dei processi deliberativi di un organo collegiale e non sono stati individuati specifici comportamenti anti/doverosi attribuibili a Palamara».
A febbraio del 2018 Centofanti viene arrestato nell’ambito di una indagine condotta dal procuratore aggiunto della Capitale Paolo Ielo. Fra le accuse, associazione a delinquere finalizzata alle fatture false per diverse società a lui riferibili. Fra queste, Energie nuove, una società operante nel settore delle energie rinnovabili. Nella galassia societaria di Centofanti c’era anche Cosmec, il Centro organizzativo di seminari, mostre, eventi e comunicazione, che aveva sede a Roma in via Cassiodoro, una società attiva nell’organizzazione di convegni giuridici. Secondo gli investigatori, dietro alla organizzazione e gestione di meeting e convegni a cui partecipavano alti magistrati, c’era l’interesse di Centofanti a sviluppare conoscenze in ambienti istituzionali e politici.
Con gli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore, Centofanti è poi indagato a Messina in un procedimento per corruzione in atti giudiziari, il cosiddetto “sistema Siracusa”, per pilotare processi davanti ai giudici amministrativi. Fu lo stesso Pignatone, durante una riunione a piazzale Clodio il 16 novembre del 2016, alla presenza di Paolo Ielo e dell’altro aggiunto Giuseppe Cascini che indagava su Centofanti, ad ammettere di conoscerlo. La dichiarazione è stata riportata dal pm Stefano Fava, all’epoca nel dipartimento dei reati contro la Pa diretto da Ielo. In una annotazione successiva, Fava riporterà anche un colloquio avuto il 24 novembre 2016 con il capitano Silvia Di Giamberardino, alla presenza dei marescialli Michele Iammarone e Cristin Amori, all’epoca in servizio presso il Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza (delegati all’indagine nei confronti di Centofanti, ndr)”.
L’ufficiale avrebbe detto a Fava che «i rapporti fra lui (Centofanti) e Pignatone sono “molto stretti”, che sono stati visti molte volte a cena anche alla presenza del generale della guardia di finanza Minervini (Domenico, già comandante interregionale dell’Italia centrale, condannato nel 2017 per corruzione, ndr).
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