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Màkari, il nuovo lungo viaggio di Saverio Lamanna con suo padre e Mimì. La Sicilia dove tutto sembra cancellato dal tempo
Eppure, nei romanzi di Gaetano Savatteri, insieme all’allegria di personaggi solari aleggia sempre un residuo di nostalgia, come di un timore di qualcosa che deve ancora arrivare. Forse sono solo le normali paure: di restare soli, soprattutto, del distacco (dal padre, dalla fidanzata, dall’amico). Forse è questa Sicilia che cambia, e forse declina.
Saverio Lamanna, l’eroe di Savatteri, ex giornalista e scrittore di un certo successo – lo conoscono tanti lettori di Savatteri e moltissime persone che hanno visto la serie Tv “Màkari” – in questo ultimo “La Magna Via” (Sellerio, ovviamente) si stacca dalla sua meravigliosa Màkari per accompagnare – all’inizio suo malgrado, poi sempre con maggiore convinzione – il padre e il suo amico Mimì, portandosi appresso l’adorata Suleima e il solito Peppe Piccionello, il suo Sancho Panza.
Màkari, La Magna Via
Il fatto è che il non più giovane padre ha deciso di fare un lungo viaggio a piedi, on the road da Palermo ad Agrigento, da una parte all’altra della Sicilia. E strada facendo – in questa Sicilia profonda e poco frequentata in cui si incontrano Corleone, Sutera, Racalmuto – s’imbatteranno in una strana vicenda di mafia con un canadese che pretenderebbe di rifare Cosa Nostra com’era sessant’anni fa (suo nonno era un mafioso in quel tempo). Il viaggio del gruppo, a cui si è aggiunto il cane Socrate, è ovviamente un susseguirsi di dialoghi brillanti e di situazioni picaresche che cresce via via – che bella la tappa nella Racalmuto di Sciascia – ma, dicevamo, con un fondo in chiaroscuro, come se Saverio Lamanna (che in fondo è un simpatico insoddisfatto) sentisse che qualcosa non torna. Ed è probabilmente per questo che ha un bisogno forte del padre, dell’amico Peppe e di Suleima.
Il viaggio di Saverio è un rapido inabissamento nella Sicilia che si spopola di gente e di memoria, dove tutto sembra cancellato dal tempo ma che in qualche modo resiste sotto la polvere delle strade di questa isola che è «lutto e luce», come scriveva Gesualdo Bufalino, dopo Sciascia altra citazione (e non manca nemmeno il terzo grande della zona, Andrea Camilleri). «Così sta diventando la Sicilia interna – dice Lamanna – paesi vuoti su cui frana la notte. Forse la mia Sicilia si sta spegnendo in questo modo, un’emorragia lenta, costante e silenziosa, scandita dagli orari delle partenze di Ryanair». Alla fine, il ritorno del gruppo a Màkari. E in fondo è andato tutto bene.
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