L'appello alla politica
Maltempo, il grido che si alza dalla Toscana dopo le alluvioni e le esondazioni: “Non fate come in Romagna”
Dopo l’ennesima emergenza provocata dai cambiamenti climatici, l’appello è rivolto all’approccio politico e alla gestione degli eventi
“Non fate come in Romagna”. È l’appello che si leva in queste ore dalle terre alluvionate della Toscana, ennesima emergenza provocata dai cambiamenti climatici e dalla mancanza di attenzione e manutenzione del territorio. Perché gli alluvionati in Romagna, a sei mesi dal disastro del 16 maggio, ancora non hanno ricevuto alcun contributo dallo Stato, fatta eccezione per ciò che è arrivato dalla Regione nelle prime settimane successive alla fase acuta del dramma e poi dalle Camere di commercio romagnole verso le attività produttive.
Il “non fate come in Romagna” sembra essere rivolto più all’approccio politico con cui gestire gli eventi che alla disponibilità di risorse che – presto o tardi, ma forse più tardi che presto – arriveranno anche in Romagna e presumibilmente anche in Toscana e nelle altre aree colpite da questa nuova alluvione.
Gli aiuti dall’Europa
La Romagna non ha mai goduto di un’attenzione mediatica e dei vertici della politica italiana come è avvenuto nei giorni successivi al dramma: una sfilata continua di esponenti del governo, dell’opposizione, parlamentari e persino la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. La quale dopo aver sorvolato in elicottero le aree allagate assieme alla premier Giorgia Meloni e al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, venne ricevuta in piazza del Popolo a Cesena come se l’emergenza fosse finita. Improvvisando anche un “tin bota” (“tenete botta”, in dialetto romagnolo, cioè tenete duro) accompagnato dalla promessa che la Commissione UE avrebbe dato il proprio contributo. Di cui al momento, ad onor del vero, non si vede traccia.
Il commissario straordinario Figliuolo
In realtà, però, le ragioni della politica di parte finora hanno prevalso su quelle del buon senso. Ci sono voluti due mesi per avere la nomina del Commissario straordinario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, dopo un lungo tira e molla con il ‘governatore’ Bonaccini che il governo Meloni non ha voluto nominare nel ruolo (e forse anche una parte del ‘suo’ Pd, che vede in Bonaccini una figura troppo ingombrante nel percorso di radicalizzazione a sinistra della segreteria Schlein). Due mesi di tempo persi per dare risposte concrete agli alluvionati, che il generale Figliuolo sta provando in ogni modo a recuperare ma dovendo scontrarsi anche con la dura realtà di una burocrazia che rallenta, di personale che manca (solo pochi giorni fa sono state aperte le procedure per l’individuazione di 250 unità che saranno destinate a svolgere gli adempimenti previsti per l’erogazione degli aiuti) e di una polemica politica che ingessa e disorienta.
Ormai i bisogni degli alluvionati sono sullo sfondo: perché all’orizzonte si stagliano appuntamenti che la politica considera prioritari. Le elezioni Europee de 2024 che si svolgeranno in corrispondenza con le Amministrative in moltissimi comuni alluvionati. E saranno il preludio per le Regionali del 2025.
Le risposte della politica alla Toscana
Dunque su ogni cosa infuria la polemica politica, con toni spesso sopra le righe e motivati solo da ostilità pregiudiziale. Un esempio: alcuni sindaci che a gran voce hanno protestato contro la mancanza di fondi da parte del Governo, con tanto di presenza alle manifestazioni di piazza con la fascia tricolore d’ordinanza. Poi vai a vedere cosa hanno fatto e scopri che una parte di questi non è riuscita neppure ad istruire le pratiche per ricevere i fondi, anche quando questi erano stati effettivamente stanziati e indirizzati ai Comuni. E non è un caso che la prima e unica grande manifestazione di piazza degli alluvionati contro il Governo sia stata organizzata da associazioni che storicamente hanno da sempre un chiaro orientamento politico, soprattutto in Romagna (Cgil, Legacoop, Arci, Anpi, ecc.) e proprio a Forlì, unica città capoluogo delle zone alluvionate a non essere guidata da un sindaco Pd. Saranno tutte coincidenze, ma certamente si fanno notare.
In mezzo a tutto questo, però, ci sono ancora loro: gli alluvionati. Appesi alle decisioni di una politica che vedono troppo litigiosa e preoccupata delle prossime elezioni, anziché a dare risposte concrete. E impauriti per quello che potrebbe ricapitare perché i lavori di messa in sicurezza dei fiumi e dei corsi d’acqua sono ben lontani dall’essere completati e nel frattempo la stagione autunnale si è prepotentemente presentata, causando problemi non di poco conto nelle province emiliane, soprattutto a Parma e anche in alcune zone della Romagna già allagate. Ad esempio sono state evacuate una decine di persone da Casola Valsenio, comune dell’Appennino ravennate già devastato dalle frane.
Il grido “non fate come in Romagna” che si leva in queste ore dalla Toscana alluvionata è un appello alla celerità e alla concretezza; ma anche ad evitare la strumentalizzazione della tragedia. La politica di fronte a questi episodi, nel dramma di migliaia di persone che hanno perso parte o tutto di ciò che hanno costruito in una vita, ha una grande opportunità: dimostrare che in situazioni come questa è capace di pensare al bene comune senza far prevalere l’interesse di parte. Solo nelle prossime settimane verificheremo se avrà saputo essere all’altezza della prova.
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