Morte di sete, di disperazione, sotto al sole cocente del deserto. Morte mentre scappavano dalla fame, dalla miseria, dalla guerra, in cerca di un futuro migliore. Morte in quelle terre gestite da dittatori. E’ la storia di una giovane mamma e della figlia di sei anni trovate stese sulla sabbia una accanto all’altra. Erano nel deserto al confine tra Libia e Tunisia mentre percorrevano l’ultimo tratto prima di raggiungere il mar Mediterraneo e salire su quei barconi della morte diretti verso le coste europee.

L’immagine di mamma e figlia, diffusa da alcune Ong che operano nella zona (come Refugees), è diventata virale nel giro di poche ore e testimonia il dramma di centinaia di africani, provenienti da tutti i Paesi, e bloccati anche per giorni nel deserto del Sahara senza cibo e acqua né assistenza perché respinti proprio da quelle autorità tunisine, guidate dal dittatore Kais Saied, fresche di accordo economico con l’Unione Europea pochi giorni fa.

Una morte confermata dal tenente colonnello Khalifa al Senussi, della guardia di frontiera libica, ad Al Jazeera. A segnalare la presenza dei due corpi senza vita alla polizia sarebbe stato un altro migrante fermato durante un controllo nel deserto. L’ennesimo dramma umanitario che vede coinvolte autorità libiche e tunisine, con lo stesso Saied che, nonostante l’accordo con la premier Meloni, la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen e il premier Olandese Mark Rutte, sta continuando a blindare i suoi confini per evitare l’arrivo massiccio di migranti. Saied ha inoltre dichiarato che accetterà i rimpatri dall’Europa solo di migranti tunisini e non di altre nazionalità.

Diverse le testimonianze dei migranti che arrivano dal Sahara. “Stiamo morendo uno alla volta, aiutateci” racconta un uomo che dice di essere lì’ì da 11 giorni. “Ogni volta che tentiamo di rientrare in Tunisia, loro ci bloccano. Ci dicono che fin quando dal governo non arrivano indicazioni, non sono autorizzati a farci passare”, spiega. “Abbiamo bisogno di aiuto immediato. Non abbiamo né cibo, né acqua. Neonati e bambini stanno morendo qui, donne incinte, tutti” si ascolta in un altro messaggio audio arrivato ad associazioni e Ong che operano in Tunisia.

Redazione

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