Manfredi e Osimhen, sul campo e in Comune i napoletani credono nella svolta

Con un balzo prodigioso e un allungo devastante, Osimhen si è sbarazzato di Torino e Legia Varsavia, lanciando il Napoli in orbita. Il nigeriano sembra uno di quei personaggi da fantascienza di Douglas Adams, un runner imprendibile uscito da “Guida galattica per autostoppisti” per trascinare il Napoli fino al “Ristornate al termine dell’Universo”. Ce la farà? I tifosi ci credono, sebbene anche giovedì il Maradona fosse praticamente deserto e muto, a causa della scelta autolesionistica di Aurelio De Laurentiis di insistere con prezzi inaccessibili per una città povera e in testa a tutte le classifiche di disoccupazione e reddito di cittadinanza, e del prosieguo della guerra no sense contro le curve e il tifo organizzato.

Anche in Europa League Luciano Spalletti ha dato lezioni di tattica, con variazioni di modulo e una capacità di lettura della partita che a Napoli non si vedevano da tempo. Il capitano Insigne, con un gol alla Bruno Giordano, e il comandante Koulibaly, muro invalicabile in difesa, hanno fatto il resto, consentendo alla squadra di conciliare la vittoria con un turnover scientifico, che ha permesso a Mertens, Demme, Meret e persino a Juan Jesus di mettere tanti minuti nelle gambe. Adesso, arriva il big match contro la Roma, che non sarà certo la squadra molle e sbiadita che ha rimediato l’ennesima figuraccia storica in Europa ai bordi del circolo polare artico. Vincere anche all’Olimpico sarebbe, però, un segnale di maturità enorme, e una minaccia diretta a tutto il campionato.

Il Napoli vola, come l’acrobatico Jiggs di Faulkner; Gaetano Manfredi, invece, è ancora con i piedi bene a terra ma è uscito indenne dal tunnel della “trattativa” per la nuova giunta. Dopo aver ereditato una città scassata e un Comune al collasso finanziario ed amministrativo, il nuovo sindaco ha scelto di tenere per sé molte deleghe pesanti e di puntare su assessori espressione del mondo accademico e delle professioni. Donne e competenze sembrano due buone caratteristiche del nuovo governo cittadino, atteso ora alla prova dei fatti. L’ultimo regalo del passato arancione è stato la chiusura della galleria delle quattro giornate, a causa di infiltrazioni che pare durassero da mesi. La mobilità insostenibile, la pulizia, il decoro urbano e lo stato drammatico del verde cittadino sono le prime vere emergenze sulle quali si misurerà il passo della nuova amministrazione.

Problemi strutturali, sovrastati da un dissesto economico palese e destinato a condizionare pesantemente la possibilità di acquisire profili manageriali alti, che vanno adeguatamente remunerati. Non è un caso, infatti, che cinque assessori su undici siano pensionati, mentre a Milano e Bologna va in scena un notevole rinnovamento generazionale; le stesse difficoltà siano inevitabili per le aziende partecipate e le direzioni amministrative, a meno che il tanto evocato “Patto per Napoli” non si riveli all’altezza della propaganda che lo ha accompagnato. Perché si sa, “senza denari non si cantano messe”.